Agricoltura: le complesse regole mettono a rischio il Consorzio Dop “Terra di Bari”
Il deputato pugliese L’Abbate (M5S), con una interrogazione parlamentare, chiede al ministro Martina di rivedere i criteri di rappresentatività così da salvaguardare la produzione DOP della Terra di Bari
Inserite nel sistema di certificazione della DOP “Terra di Bari” ma non iscritte al relativo Consorzio. Il tutto per beneficiare del sostegno accoppiato previsto dall’articolo 68 del Regolamento (UE) 73/2009. È la situazione di molte aziende olivicole pugliesi che però, così facendo, stanno mettendo a rischio la rappresentatività del Consorzio “Terra di Bari”, facendone decadere i complessi requisiti. I consorzi di tutela, infatti, svolgono essenzialmente un ruolo di difesa, promozione e valorizzazione del prodotto oltre a curare gli interessi relativi alle denominazioni ma, ai fini del riconoscimento, devono dimostrare la partecipazione agli organi sociali delle categorie di riferimento individuate all’interno di ciascuna filiera produttiva. Nel caso della filiera dell’olio, la percentuale di partecipazione dei soggetti produttori è pari al 66% mentre il restante 34% è ripartito tra frantoiani ed imbottigliatori come stabilito dalla vigente normativa.
“Come più volte chiarito dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole, il prodotto tutelato è l’olio e non le olive – spiega il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Come emerge dai dati ufficiali, della quantità di olive certificate dall’ente camerale, solo il 40% diventa olio DOP Terra di Bari. Per questo ho presentato una interrogazione parlamentare per chiedere che vengano rivisti i criteri di rappresentatività nonché i soggetti certificatori della DOP, anche in considerazione del nuovo sistema di pagamento unico per superficie previsto dal Regolamento (UE) 1307/2013. Martina dovrà dirci quali iniziative intenda mettere in atto – conclude L’Abbate (M5S) – affinché venga garantita l’operatività dei consorzi di filiera come il ‘Terra di Bari’ e si eviti che l’iscrizione al sistema di certificazione della DOP da parte delle aziende olivicole sia esclusivamente un canale per accedere al premio PAC, a prescindere da qualsiasi condivisione dei valori consortili”.