Così il sindaco Antonio Decaro a chi lo ha chiamato “idiota”

Riportiamo integralmente la nota del sindaco di Bari Antonio Decaro

IDIOTI COME NOI

«Sindaco, tr’mon!». Mi ha gridato proprio così, un ragazzo, ieri, al quartiere Libertà. (Per i non avvezzi al dialetto barese, tr’mon significa più o meno «idiota» ma con un filo di disprezzo in più). E sapete perché me l’ha gridato? Perché ero lì, nel suo quartiere, a rimontare le rastrelliere che alcuni vandali avevano distrutto il giorno prima.
Sulle prime ho pensato che forse ha ragione lui. Forse sono un idiota a rimontare queste rastrelliere che magari domani distruggeranno di nuovo. Forse sono un idiota se mi fanno schifo i materassi buttati per strada, le panchine divelte, se mi fanno ribrezzo i proprietari di cani che lordano (loro, non certo i loro cani) le nostre scarpe o le ruote del passeggino dei nostri figli. Sono un idiota se non tollero le auto in doppia fila di quelli che, immancabilmente, dovevano fare «solo un servizio». Sono un idiota se non sopporto quelli che «il problema è che mancano i vigili», ma quando prendono una multa dicono «e proprio a me?». Sono un idiota perché detesto quelli che la colpa delle scritte sui muri non è di chi le scrive ma è delle telecamere che non ci sono. O quelli che la colpa è dell’Amtab, anche se gli si ottura il lavandino. Insomma, forse ha ragione quel ragazzo, sono un idiota. Eppure sono contento. Sapete perché? Perché mi guardo in giro, e vedo che la maggior parte dei baresi odia esattamente le cose che detesto io. Vorrebbe esattamente la stessa cura e lo stesso rispetto della città che vorrei io. Se siamo idioti, dunque, siamo in tanti, in tantissimi. Ma lo siamo davvero? Forse quel ragazzo la pensa così. Io no. E siccome ho la capa tosta, lavorerò ogni giorno più sodo per migliorare la nostra Bari. E se necessario, rimonterò cento, mille, diecimila volte quella rastrelliera. E forse, quando crescerà, quel ragazzo sarà un barese migliore. «Tr’mon» come noi.