MOLA Frode seriale, arrestati dalla Finanza due fratelli commercialisti
Avevano permesso a 40 contribuenti, aziende comprese, di sfruttare il sistema delle indebite compensazioni e azzerare i crediti con l’erario, evadendo le tasse: per questo due fratelli commercialisti di Bari sono stati arrestati dalla Guardia di finanza con l’accusa di truffa aggravata. L’operazione denominata ‘Ghost tax credits’ costituisce l’epilogo di una complessa e articolata attività, avviata dal maggio 2014 dalla Guardia di finanza di Mola di Bari in collaborazione con personale dell’Agenzia delle entrate di Bari – Divisione contribuenti – Settore Contrasto illeciti.
Secondo gli inquirenti, i due avrebbero permesso ai contribuenti di azzerare i propri debiti con l’erario, dichiarando solo sulla carta di aver versato ritenute o anticipi. Praticamente nelle dichiarazioni dei 40 contribuenti avrebbero fatto figurare crediti con l’erario, in realtà inesistenti. E ancora: nel caso degli imprenditori che hanno beneficiato di questa truffa, i commercialisti hanno certificato l’assunzione di un numero di dipendenti diverso da quello reale per percepire il rimborso del bonus degli 80 euro. La truffa ammonta a 10 milioni e mezzo di euro.
Al centro dell’indagine anche il tentativo da parte dei commercialisti di intestare ad altri beni di propria proprietà. Un meccanismo con il quale avevano tentato di evadere le tasse. I beni (alcuni di proprietà degli stessi contribuenti) sono stati confiscati. Inoltre, le indagini hanno consentito di scoprire la contestualità di una serie di atti di trasferimento del patrimonio riconducibile ai commercialisti e ai clienti/contribuenti, posti in essere allo scopo di sottrarre il patrimonio alle pretese di riscossione dei crediti da parte dell’Erario.
Per questo è stato disposto il sequestro preventivo, anche nella forma “per equivalente” delle imposte evase, di beni costituiti da immobili, terreni, autovetture e rapporti bancari e postali per un importo complessivo stimato in oltre 10 milioni di euro ed il sequestro finalizzato alla confisca diretta dei beni trasferiti fraudolentemente al fine di rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva da parte dell’Erario, per circa 1,5 milioni di euro.