Il ritorno del contrabbando, arresti a Polignano e Mola
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Bari, nei confronti di 20 soggetti, dimoranti in Bari, Mola di Bari, Polignano a Mare, Cellamare, Molfetta, Bisceglie ed anche nelle province di Brindisi e Lecce.
Gli arresti rappresentano l’epilogo di una lunga e complessa indagine svolta dal dicembre 2015 al febbraio 2017 dagli specialisti del G.O.A. (Grandi Operazioni Antidroga), articolazione del Gruppo di Investigazione Criminalità Organizzata, diretti dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un’organizzazione criminale composta da italiani – tra cui personaggi contigui al clan “STRISCIUGLIO” di Bari – ed albanesi, ritenuti responsabili di molteplici reati che vanno dall’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla produzione e detenzione di droga, alla cessione, detenzione e porto abusivo di armi clandestine, al furto ed alla ricettazione.
L’operazione di polizia ha visto l’impiego di più di 100 finanzieri e di 4 unità cinofile, con l’ausilio di un elicottero AW 139 del Reparto Operativo Aeronavale di Bari.
L’organizzazione criminale italo-albanese ha posto in essere un imponente traffico di sostanze stupefacenti e di armi, rendendosi protagonista anche di numerosi reati predatori, spesso strumentali alla commissione degli illeciti principali. In particolare, i natanti utilizzati per il traffico di droga dalle coste albanesi a quelle pugliesi – gommoni transoceanici dotati di potenti motori fuoribordo – erano spesso provento di furto e successivamente venivano modificati per il trasporto di grandi quantità di marijuana, rimuovendo gli arredi nautici, ampliando la capacità dei serbatoi e potenziando le motorizzazioni.
Le indagini hanno consentito il sequestro di 8 gommoni utilizzati per il trasporto dello stupefacente dalle coste albanesi a quelle del litorale a sud di Bari.
Al termine della fase investigativa, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, ha emesso l’ordinanza applicativa di misure cautelari personali eseguita oggi, nonché un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni nella disponibilità degli indagati.
Tra i destinatari del provvedimento restrittivo in carcere, il boss albanese JANKU Kristo Dhimitraq (alias JANKU Kristo, GJONXHA Ilirian, HELMI Harrilla, Lo Zio), nato il 08.02.1969; VISPO Giuseppe (alias U’Leng), nato il 10.01.1983; VOLPE Piero, nato il 11.06.1981; VOLPE Michele, nato il 19.09.1978; VOLPE Alessandro (alias Fafuec), nato il 28.05.1983; STRISCIUGLIO Francesco (alias Piripicchio), nato il 26.01.1976; TISTI Francesco (alias Ciccillo), nato il 28.12.1978; PEZZOLLA Lorenzo (alias Enzuccio), nato il 07.11.1965 ed ANTELMI Antonio, nato il 18.11.1986.
Arrestato anche PRUDENTINO Antonio, nato il 16.05.1976 ad Ostuni (BR), figlio del noto boss brindisino Francesco Prudentino, alias “Ciccio la busta”, ritenuto una «primula rossa» del contrabbando di sigarette, oggi 70enne. In particolare, Prudentino Junior risponde del traffico dei due fucili d’assalto mitragliatori AK47 (kalashnikov) muniti di tre caricatori e relative munizioni.
Sono stati posti ai domiciliari altri 5 soggetti: BRESSANI Simone, COLELLA Vito Modesto, LOBUONO Vincenzo (alias U’Curt), RUGGIERO Giuseppe (alias Rivera) e GROSSO Raffaele (alias Frank).
Obbligo di dimora infine per CIAMPI Cosimo (alias Mimmo), VENTRELLA Alessio, PALMISANO Giacomo, ACQUAVIVA Sebastiano e REMINI Domenico (alias Pondin).
Le investigazioni, consistenti in intercettazioni telefoniche e ambientali corredate da attività di osservazione, controllo e pedinamento svolte in contesti territoriali difficili perché fortemente presidiati dalla criminalità, hanno consentito di ricostruire in maniera capillare la fitta rete di trafficanti internazionali di droga pugliesi ed albanesi, in grado di movimentare ingenti quantità di narcotico.
Gli accertamenti, oltre a consentire il sequestro di 5,3 tonnellate di marijuana, hanno rivelato la disponibilità di armi (comuni e da guerra), da parte degli stessi membri dell’organizzazione: infatti, sono state sequestrate 10 pistole semiautomatiche e 2 fucili mitragliatori kalashnikov.
Non si esclude che le armi sequestrate potessero servire ad affermare e consolidare la propria egemonia criminale nel territorio barese, in cui operano plurimi gruppi delinquenziali spesso frammentati, in conflitto tra loro per la spartizione delle zone in cui esercitare le proprie attività illecite, tra cui spicca il traffico di marijuana proveniente dalla sponda opposta dell’Adriatico.
In parallelo alle attività “classiche” di polizia giudiziaria, necessarie ad acquisire i riscontri finalizzati a corroborare il quadro accusatorio nei confronti degli indagati, sono state altresì condotte sofisticate investigazioni economico-finanziarie tese a ricostruire tutte le posizioni economico patrimoniali riferibili ai soggetti indagati e ad altri che fungevano da prestanome per i negozi giuridici relativi ai beni indirettamente posseduti dagli indagati. Ciò ha permesso di sottoporre a sequestro beni risultati nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, consistenti in 6 immobili e 27 rapporti finanziari.