Monopoli, il fascino senza tempo di Palazzo Palmieri
Ci sono dei luoghi che il tempo carica di un fascino tutto particolare, unico, magico. Varcare la soglia di Palazzo Palmieri a Monopoli, entrare nel cortile interno e osservare tutte quelle finestre che si affacciano “curiose”, ci fa respirare l’aria di tempi passati e a volte pare di vivere in un’altra epoca. Costruito negli ultimi decenni del Settecento, Palazzo Palmieri è sicuramente uno degli edifici più imponenti del centro storico monopolitano e si affaccia sull’omonima piazza, che funge un po’ da cornice al palazzo stesso. Appartenne ai Palmieri, una famiglia nobiliare di origine francese il cui cognome, con molta probabilità, era legato alla Terrasanta: “palmieri” infatti erano definiti quei pellegrini che si recavano a Gerusalemme e ne tornavano portando con sé una foglia di palma, simbolo del pellegrinaggio. Lo stemma nobiliare di questa famiglia, non a caso, è fatto da tre palme incrociate e un elmo cavalleresco. Si tratta di un palazzo in stile tardo barocco di ispirazione leccese, con un piano terra, un primo e secondo piano. La vera “abitazione” marchesale è quella del primo piano e consiste in una serie di stanze, quasi tutte affrescate, che si susseguono intorno all’atrio interno, altra caratteristica della struttura: sono i cosiddetti saloni di rappresentanza, lo studio e la biblioteca. Nel piano nobiliare troviamo anche una cappella privata per le celebrazioni religiose. Ai piani superiori, dopo aver varcato il portone, si accede attraverso una scalinata scenografica con accesso a doppia rampa. Molto belli i soffitti in stucco impreziositi da disegni e decorazione e il soffitto ligneo ancora parzialmente visibile in alcune zone del piano marchesale. Alcune delle stanza presentano dei pavimenti in maiolica napoletana molto belli e ancora ben conservati. Alla morte di Francesco Paolo Palmieri, il Palazzo passa al figlio Teodoro e rimane proprietà dei Palmieri fino al 1921, quando muore in solitudine l’ultimo erede diretto, il Marchese Francesco Saverio, che con il suo testamento nomina erede universale la “Congregazione di Carità” e dispone che nel suo Palazzo siano ospitati un Asilo e una Scuola d’arti e mestieri. Per un lungo periodo, queste due Istituzioni hanno operato nel Palazzo, che ha funzionato anche da sede dell’Istituto Statale d’Arte dal 1965 al 1990, oggi Liceo Artistico.
Cosimo Lamanna