Monopoli, Morga, il lato “umano” del politico
Siamo abituati ormai a un’immagine dell’uomo politico quasi “disumanizzata”, pubblica, dal carattere forte e senza alcuna fragilità. Purtroppo il ruolo del politico, molto spesso, impone questa immagine, questa maschera, per dirla alla Pirandello, o questo Velo di Maya, per dirla alla Schopenhauer. E così ci meravigliamo quando notiamo delle lacrime negli occhi del Presidente Mattarella o del Presidente Conte, per esempio, perché quasi non ci aspettiamo di trovare in loro questo lato, per così dire umano e anche fragile. Per questo ci è sembrato il caso di tornare sulla comunicazione fatta dall’assessore ai servizi sociali del Comune di Monopoli Ilaria Morga, per soffermarci su alcuni aspetti della stessa missiva, non del tutto diffusi in politica e che, nel contempo, tendono a stravolgere l’immagine standard che il cittadino ha del politico, come detentore del potere e quasi invincibile. Nella nota pervenuta in redazione infatti, l’assessore ammette candidamente che “pur avendo conseguito l’abilitazione in Architettura, dopo studi faticosissimi che mi sono pagata lavorando come cameriera, ho fatto la consapevole scelta di affiancare, cercando sempre di equilibrare le energie, la vita politica alla mia professione, perché la politica non può e non deve diventare una lavoro“. E fin qui l’esperienza personale, ma con lo scorrere delle parole si arriva ad una ammissione che avvicina il politico in questione a tanti cittadini che in questo momento di crisi da pandemia, stanno vedendo vanificati gli sforzi economici di una vita, professionisti vari, titolari di partita IVA e lavoratori alla giornata colpiti duramente da una crisi anche economica che va ad aggiungersi alla paura del contagio. Questi mesi stanno facendo emergere nuove povertà e questo è un dato di fatto e la Morga senza mezzi termini ammette che il padre “come tanti monopolitani, ha dovuto abbassare la serranda della sua attività a seguito dell’ entrata in vigore del Dpcm, e che ha uno stato di famiglia diverso dal mio, nel senso che io vivo in un altro nucleo familiare ormai da diversi anni, aveva fatto istanza per i buoni alimentari finanziati dallo Stato, poiché rientrante nei parametri fissati con il disciplinare approvato in Giunta Comunale con delibera n. 44 del 01.04.2020” e ancora “più che come figlia devo rilevare una situazione che mi rattrista: un cittadino, mio padre, danneggiato clamorosamente, a cui per evitare accanimenti strumentali è stato consigliato immediatamente di fare una rinuncia, si è visto costretto a perdere un diritto che gli spettava in modo assoluto. Si, proprio lui, proprio mio padre, che ammiro smisuratamente in quanto sempre impegnato in attività di sostegno al prossimo, per mia scelta, ha dovuto rinunciare immediatamente a questo strumento di aiuto, lasciandolo disponibile per altri nuclei famigliari“. E concludendo “Possiamo comprendere insieme, il senso di smarrimento e di frustazione di chi, fino a qualche mese fa neppure lo immaginava di trovarsi in questa situazione di emergenza e di poter avere bisogno di questo, seppur piccolo aiuto. Nessuno si deve vergognare di chiedere aiuto !!!!!!!!!!!“. Quanti, oggi, a causa di questa pandemia si trovano nelle stessa situazione? A loro va il pensiero della Redazione di Sudestonline.it, nell’auspicio che quanto prima quella luce in fondo al tunnel, sia l’uscita stessa dal tunnel.
Cosimo Lamanna