Sanità, pubblico e privato per smaltire liste d’attesa
Per la «fase 2» la Regione Puglia sta organizzando un piano per abbattere le liste di attesa, dopo due mesi di sospensione forzata di visite ed esami per l’emergenza Coronavirus. Lo ha riferito il direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, ascoltato in commissione regionale Sanità.
Montanaro ha spiegato che ieri c’è stata una riunione con i direttori sanitari e i responsabili aziendali delle liste di attesa ed è stato fatto un monitoraggio del numero di prestazioni non effettuate nei due mesi di blocco. Successivamente alla quantificazione ed alla suddivisione per disciplina di visite ed esami, fermo restando che al momento è ancora sospesa l’attività dei Centri di prenotazione, lo smaltimento delle liste di attesa avverrà principalmente nelle strutture pubbliche con l’aiuto di quelle private convenzionate, utilizzando il budget disponibile da recuperare spalmandolo su un allargamento di ore e giorni di servizio. Saranno le Asl a contattare direttamente chi, prima dell’emergenza, aveva prenotato l’esame.
Montanaro ha poi affrontato il tema delle Usca, le unità di medici per l’assistenza domiciliare ai pazienti Covid, e ha ammesso che ci sono «difficoltà di avvio del servizio per la rinuncia dei medici ad entrare a far parte delle unità». E ha prospettato l’integrazione con gli infermieri dei gruppi.
I PRIVATI NELLA RETE LABORATORI ANALISI – La Regione Puglia è pronta ad allargare la sua rete dei laboratori, aprendo ai privati: «Oggi – ha detto lo stesso Montanaro – dovrebbe essere approvato dalla Giunta un provvedimento che stabilisce le tariffe e i criteri per i laboratori privati accreditati e autorizzati a svolgere attività microbiologiche. Molti laboratori hanno fatto richieste ma non sono autorizzati al tipo di attività che a noi serve, al momento possiamo contare su una ventina di laboratori che possono esaminare 250- 300 test».
Per Montanaro, dal punto di vista sanitario «siamo nella Fase 1 A», perché «la fase due inizierà il 31 luglio» quando «finirà per decreto il rischio di diffusione dell’epidemia».
«Noi da oggi abbiamo il dovere di riavviare in modo adeguato la sanità per poter erogare prestazioni come prima, soprattutto a chi andava fuori dalla Puglia per curarsi. Oggi è difficile immaginare che qualcuno possa andare in regioni come Lombardia ed Emilia per farsi curare e noi dobbiamo essere prontissimi a dare una risposta adeguata qui». L’indagine sierologica che riguarderà 150mila persone in Italia e servirà a capire quanto e come è circolato il virus in Italia coinvolgerà «10mila pugliesi».