Puglia, fondi per rilanciare il comparto apistico
Ridare nuovo slancio al settore apistico, vittima degli avversi eventi meteorologici delle ultime stagioni e del coleottero Aethina tumida che ne hanno causato ingenti danni. È questo l’obiettivo del decreto, previsto sin dalla legge di Bilancio 2019, con cui il Ministero delle Politiche Agricole si accinge a stanziare 2 milioni di euro per la tutela del miele made in Italy. Le risorse saranno destinate al finanziamento di tre tipologie di progetti: ricerca e sperimentazione per il miglioramento della produzione; composizione di prodotti assicurativi per la gestione sostenibile del rischio nel settore; promozione istituzionale finalizzata alla valorizzazione del miele come alimento naturale, attraverso la divulgazione di conoscenze sulle sue caratteristiche nutrizionali, scientifiche e organolettiche.
In Puglia sono censiti 877 apicoltori (314 professionisti) con 1.967 apiari per una produzione pari a 27.617 tonnellate di cui 4,4 tn biologiche.
“Gli importanti risvolti dell’attività apistica sono innegabili – ha dichiarato il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate, nel corso di una interrogazione parlamentare in Senato – dall’impollinazione di colture agricole e forestali alla conservazione delle specie selvatiche sino al monitoraggio ambientale. Per questo, accanto ai programmi di sostegno Apenet e Beenet e alla norma del 2004 sulla disciplina dell’apicoltura, siamo al lavoro per ovviare alle conseguenze degli andamenti climatici particolarmente avversi degli ultimi anni. Il comparto apistico nazionale ha, infatti, necessariamente bisogno di un rilancio, a maggior ragione a fronte di questo periodo d’emergenza sanitaria Covid-19. In Italia ci sono circa 56.000 apicoltori, con 1,5 milioni di alveari e una produzione annua pari a 23.000 tonnellate concentrate per lo più nelle regioni del Nord, che ci collocano al quarto posto tra i Paesi Ue. Gli interventi che verranno sostenuti – spiega Giuseppe L’Abbate – mirano a fronteggiare due grandi criticità che rischiano di inficiare la crescita professionale, produttiva ed economica perseguita in questi anni: il ristagno delle quotazioni del mercato con prospettive di crisi strutturale ma soprattutto le cadute verticali della produzione, correlate per lo più agli eventi meteorologici estremi da imputarsi al cambiamento climatico e alla combinazione di questi ultimi con altri fattori inerenti le patologie delle api e l’impatto ambientale”.