Monopoli, sul caso “Mohammed” interviene Ilaria Morga
Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’assessore ai servizi sociali del Comune di Monopoli arch. Ilaria Morga, sulla questione dello straniero chiamato Mohammed. Ecco quanto di seguito riferito dall’assessore:
La storia di quello che a Monopoli chiamiamo Mohammed è una storia di vita di un uomo e ci racconta delle difficoltà di inserimento nella società italiana per chi proviene da un’altra terra. Società la nostra, ancora non attrezzata giuridicamente, per affrontare un cambiamento epocale del quale dovremo prima o poi renderci conto. Non possiamo certamente risolvere i massimi sistemi, ma in questi giorni proviamo, con gli strumenti a disposizione, a star vicino ad un uomo che si fa chiamare Mohammed (che è il nome arabo più diffuso che significa “il lodato”), ma il cui vero nome è un altro, ovvero “Tidiane”.
Questo ragazzone di circa 40 anni è da molto tempi in Italia e ha avuto la sfortuna di non potersi mai regolarizzare. All’inizio per alcuni problemi nel napoletano, poi la sua permanenza in Italia è proseguita nella provincia di Lecce, dove ha avuto una ragazza italiana e dove, purtroppo è anche stato vittima di aggressioni a causa del colore della sua pelle.
Ad un certo punto pochi anni fa è stata segnalata la sua presenza nella nostra città dalle forze dell’ordine in quanto già destinatario di provvedimenti di espulsione e a suo carico veniva emanato l’ennesimo Ordine del Questore di lasciare il territorio dello Stato.
Non voglio addentrarmi nella normativa sugli stranieri per un rispetto verso altri organi competenti che sono intervenuti in ausilio al Comune e che ringrazio, in quanto si tratta di un terreno “giuridico” davvero molto complesso, fra l’altro sconoscendo le eventuali decisioni che potrà prendere l’Autorità Giudiziaria obbligatoriamente e doverosamente informata delle violazioni alla legge penale.
In ogni caso, l’uomo senegalese ha continuato la sua presenza nei pressi della scuola ex G. Modugno nonostante, quantomeno temporaneamente, gli siano state proposte soluzioni di appoggio temporaneo, che ha rifiutato categoricamente.
Il posto occupato dall’ uomo senegalese aveva raggiunto un degrado incredibile, innanzitutto per la sua dignità: dietro due tende di fortuna usate come sipario all’androne della ex- scuola, quell’uomo aveva sistemato come in una casa tutta la sua vita, tavoli, sedie, bottiglie di acqua, vestiti, scarpe. Le condizioni igieniche di assoluta inadeguatezza non potevano più essere consentite per la sua dignità, per la sua salute e per la nostra e dei cittadini monopolitani.
Ha rifiutato anche ricoveri o controlli medici, perché l’uomo asserisce che quel sito sia suo, che sia il suo ufficio, che sua moglie lo abbia incaricato con la funzione di un guardiano come se si trovasse in un avamposto, a tutelare quello spazio. Le persone che hanno interagito con lui parlano di una persona mite, che rifiuta l’elemosina, che cerca in mille modi di tirare avanti e che nella zona funge davvero come un custode, pulendo il piccolo spazio circostante dalle carte e dall’immondizia.
All’ennesimo rifiuto di un posto temporaneo in cui stare, nel corso dell’intervento è stato necessario l’ennesimo accompagnamento alla Questura di Bari, cosa che è dovuta per legge laddove venga controllato un cittadino straniero irregolare.
Secondo la legge in vigore (D. Lvo n.286/1998 e successive modificazioni – la cd. Bossi-Fini), se fosse stato possibile trattenerlo presso un Centro di Permanenza per i Rimpatri, detti C.P.R., il Questore avrebbe poi dovuto trasmettere gli atti al giudice di pace per la convalida del provvedimento e via di seguito fino all’espulsione concretamente operativa. In questa fase di emergenza ove è stato necessario aumentare il distanziamento come nelle carceri, non ci sono posti disponibili in nessuno di questi Centri in Italia come comunicato dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere.
Quindi Tidiane o Mohammed, come si fa chiamare, dopo l’ennesimo “invito” formale ad abbandonare il nostro Stato entro 7 giorni è ritornato al suo “avamposto”.
Solo che questa volta ha trovato il sito sanificato e l’androne della ex-scuola chiuso da pannelli in legno per evitare una nuova situazione sanitaria di rischio altissimo per la sua salute e per chi, con grande umanità, scambia due chiacchiere ma con un uomo del quale non sappiamo le problematiche personali o se abbia malattie che mettono in pericolo i suoi potenziali interlocutori.
Il lavoro di “squadra” ormai in corso con altri enti per la risoluzione di questi casi complessi, fra cui il Centro di Salute Mentale che ringrazio per la sensibilità mostrata, ci ha portato a parlare di nuovo con Tidiane. Adesso è in corso un costante monitoraggio da parte di operatori del settore per cercare di risolvere concretamente il problema.
Nelle prossime ore proveremo a metterci in contatto con il Consolato competente, perché, Tidiane è privo di documenti, ma se dovesse accettare un posto dove dormire e qualche cura medica, potrebbe gradualmente inserirsi nella nostra società. Faremo tutto il possibile per verificare se possa essere possibile la cd. “emersione” dall’illegalità.
Ogni soluzione che proporremo a Tidiane terrà conto anche, della sua volontà e sarà eseguito nel rispetto della dignità umana, ivi compreso, laddove lo volesse e lo richiedesse espressamente, l’ammissione ad un programma di rimpatrio volontario ed assistito; ma il nostro impegno come Enti Preposti, è bene ribadirlo, deve essere guidato certamente da un senso di umanità, di sensibilità, ma non potrà esimersi dal rispetto delle regole e delle leggi dello Stato.
Intendo ringraziare chi, ad ogni livello, fra politici, dirigenti di altri enti, referenti di associazioni, volontari, cittadini, hanno inteso contattarmi, consultarmi, effettuare proposte, soluzioni, collaborazione fattiva, dimostrando spirito di appartenenza alla comunità senza strumentalizzazione alcuna ma incanalando lo spirito critico verso la concreta soluzione del problema.