Fogna a San Vito, 20 anni di sprechi e di errori
La rete fognaria a San Vito, frazione turistica di Polignano a Mare, è un’opera pubblica attesa da circa vent’anni. L’assenza dei servizi fognari comporta per residenti ed esercenti dei notevoli disagi, oltre che un forte aggravio di costi per lo scarico dei reflui. Senza contare che in passato qualcuno scaricava abusivamente direttamente a mare.
I cantieri, come testimoniano alcune delle tante richieste formulate dal Movimento 5 Stelle (M5S) polignanese, sono fermi dall’aprile 2016, qualche anno dopo che era stata avviata la realizzazione delle due vasche, una di fronte al porto turistico Cala Ponte e l’altra alle spalle della trattoria Giselda, vicino al porticciolo dell’abbazia benedettina, poco distante dalla frazione San Giovanni.
In quel periodo è stata rilevata una infiltrazione di acqua marina nelle condotte, pertanto le opere non potevano essere né riprese, né collaudate. Solo nel 2017 l’amministrazione Vitto ha conferito l’incarico dei lavori all’Acquedotto Pugliese (Aqp), a seguito dalle tante sollecitazioni delle opposizioni e del M5S.
Il progetto approvato 16 anni fa.
Sedici anni fa fu approvato il progetto esecutivo dei lavori di costruzione della rete di fogna nera e del collettore di collegamento all’impianto di depurazione nelle frazioni di San Vito e San Giovanni. Nel frattempo, è accaduto di tutto. La consigliera comunale pentastellata Maria La Ghezza ricorda che c’è stato il fallimento di un’impresa aggiudicataria che avrebbe dovuto realizzare il collettore di collegamento all’impianto di depurazione. Ancora, il blocco della quota di finanziamenti regionali per diversi anni, il susseguirsi di perizie di varianti con lievitazione dei prezzi, il verificarsi di allagamenti con acqua salmastra dei tronchi e della stessa vasca dell’impianto di sollevamento presso Cala Ponte. Sono passati sedici anni prima che il Comune conferisse l’incarico all’Aqp. Una strategia che poteva essere adottata prima.
Spesi centinaia di migliaia di euro.
Quanti soldi sono stati spesi finora, in particolare a sedici anni dall’approvazione del progetto esecutivo? Il consigliere comunale Domenico Pellegrini (Forza Italia) parla di centinaia di migliaia di euro. L’assessore ai Lavori Pubblici Salvatore Colella non riesce a quantificare i costi lievitati in circa venti anni e scarica le responsabilità delle infiltrazioni di acqua marina sui suoi predecessori politici e tecnici che avviarono quel progetto. L’attuale titolare alle opere pubbliche non sa se effettivamente i lavori riprenderanno dopo questa fase di emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.
Sappiamo solo che quando gli è stato affidato l’incarico, l’Aqp non aveva alcuna cognizione sullo stato di realizzazione dell’opera, per cui è presumibile che stia effettuando verifiche documentali e tecniche. Insomma, si è perso altro ulteriore tempo da parte del Comune che doveva subito consegnare le carte all’Aqp.
La lettera dell’Aqp ai residenti di San Vito.
Soltanto a febbraio di quest’anno, ricorda Pellegrini, i residenti che vivono nella frazione di San Vito e nell’omonima via si sono visti recapitare una lettera da parte di Aqp. “La informiamo che, a seguito dell’avvio di procedure di contenzioso comunitario contro lo Stato italiano per inadempienza alle prescrizioni previste dalla Direttiva 91/271/CEE con riferimento ad un insufficiente grado di copertura della rete urbana di fognatura nera negli agglomerati cittadini, la Regione Puglia ha trasmesso ai Comuni una specifica Circolare Presidenziale nr. 8676 del 13 luglio 2010, richiedendo, tra l’altro, la verifica degli standard igienico-sanitari legati alla fornitura idrica. A tal fine – viene ribadito sempre nella lettera – le rappresentiamo che il mancato allaccio alla rete di fognatura nera comunale, oltre a comportare il rischio di incorrere in sanzioni onerose da parte della Corte di Giustizia Ue, determina il persistere di condizioni igienico sanitarie precarie, in antitesi all’esigenza di salvaguardia della qualità ambientale del territorio e potrebbe essere causa di inquinamento della falda acquifera. È inoltre importante rendere noto che la immissione dei reflui in sistemi di raccolta provvisori, quali ad esempio vasche a tenuta non stagna, può essere configurata come illecito sanzionabile in sede amministrativa e/o Penale. Altresì, è opportuno precisare che gli immobili non regolarmente allacciati, potrebbero essere ritenuti inagibili in quanto privi di autorizzazione allo scarico”. Nella lettera, Acquedotto Pugliese chiedeva ai destinatari di comunicare le modalità di smaltimento del refluo.
Il depuratore dimenticato.
“Colella e il sindaco conoscono benissimo la vicenda – commenta La Ghezza – la loro carriera politica è più antica della storia dell’acquedotto. Questa situazione è stata creata dai politici che siedono lì da 20 anni”. La consigliera ricorda che dai palchi della campagna elettorale “gli esponenti della coalizione di Vitto dichiaravano di aver già risolto il problema e invece ancora oggi è irrisolto. Così come è rimasta irrisolta la questione del depuratore” che doveva essere spostato e che è stato nuovamente dimenticato. Tornerà in auge nella prossima campagna elettorale.
“Non dimentichiamo – conclude l’esponente dei 5 stelle – che l’Amministrazione si è fatta revocare dalla Regione un finanziamento di quasi mezzo milione di euro che sarebbe servito a rendere fruibile il porticciolo di San Vito”.
Nicola Teofilo