Monopoli e la mancanza di spazi per le associazioni
Questi ultimi giorni ci hanno offerto diversi spunti di riflessione sui quali è doveroso soffermarsi in questa domenica estiva che si preannuncia molto calda. Da un lato ieri sera si è registrata la protesta dei giovani monopolitani per la privazione del contenitore culturale noto come Musica d’Attracco e dall’altro la notizia di una Casa per le Associazioni creata dall’Amministrazione Comunale di Fasano. I due eventi accaduti casualmente a pochi km di distanza, non possono tuttavia non essere messi in relazione, perché attestano due diversi modi di intendere la politica e l’amministrazione della cosa pubblica. L’idea di una Casa delle Associazioni era circolata diversi anni fa a Monopoli, quando a Palazzo di Città sedeva Emilio Romani, e un gruppo di associazioni giovanili avevano proposto l’idea di realizzarla nello storico convento delle benedettine di San Leonardo, ormai abbandonato a se stesso nel più totale degrado. Monopoli, infatti, nonostante l’ampio e variegato panorama associativo, manca di spazi comuni ove le associazioni possano fare rete e riunirsi, diventando un vero e proprio collante sociale e non delle semplici monadi. Negli anni diverse sono state le idee nate e morte, tra le quali ricordiamo anche la Sala delle Terre Parlanti, titolo evocativo di intenti nati e quasi subito morti. Cambiano i volti, ma non cambiano le idee e soprattutto non cambia l’atteggiamento del Palazzo nei confronti delle idee giovanili, quasi sistematicamente ignorate e mai supportate e questo appare ancora più grave se si pensa che a l’attuale sindaco Angelo Annese dovrebbe sentirsi per una questione anagrafica molto vicino al mondo dei giovani. “Alienazione” è questa la parolina magica circolata a Palazzo di Città dove si è pensato bene di alienare tante cose, tante strutture dal potenziale sociale enorme, come le scuole abbandonate di campagna che potevano rappresentare un vero e proprio punto di partenza per un turismo sociale e giovanile diverso, intrecciato con la bellezza del nostro entroterra. Invece si preferisce alienare, non pensando che forse prima o poi gli stessi cittadini finiranno per sentirsi estranei in una città nella quale non si riconoscono e per la quale non sono messi in condizione di partecipare attivamente alle scelte collettive. La diversa destinazione d’uso di Musica d’Attracco, nato e finanziato dalla Regione con uno scopo ben preciso, non è che l’ultimo atto di un atteggiamento che va avanti ormai da molti anni, un atteggiamento in cui si tende a mortificare e a impedire che la cittadinanza possa trovare spazi comuni in cui incontrarsi, confrontarsi, fare attività insieme. La domanda è perché? Perché si teme che la coscienza civica possa rafforzarsi? Perché si impedisce alle associazioni cittadine di vivere in spazi comuni? Un tempo il coinvolgimento del tessuto associativo era molto più efficace e oggi di quel coinvolgimento non resta quasi traccia alcuna.
Cosimo Lamanna