Lo strano caso del CSM di Acquaviva delle Fonti
Riceviamo e pubblichiamo una lettera dagli utenti del Centro di Salute Mentale di Acquaviva delle Fonti., trasmessa in redazione dal giornalista Nicola Natale.
Costretti a lavorare in condizioni di assoluta inadeguatezza. Il centro di salute mentale di Acquaviva non approda ancora alla nuova sede di via Vittime di via Fani, già sede della scuola materna “De Amicis” e rimane nei circa 180 metri quadrati di via Carnevale. Una sede di sole quattro stanze che non è a norma (non avrebbe nemmeno l’agibilità) ed in cui è aumentato anche il personale, grazie ai concorsi. Undici operatori che quotidianamente si confrontano con pazienti psichiatrici di cui bisogna tutelare sicurezza e riservatezza. Non è un problema da poco, non solo per il maggior rischio di esposizione al virus degli utenti (gli operatori sono stati vaccinati) ma anche per l’impossibilità di garantirne la privacy, dovendo costantemente tenere aperte le finestre per arieggiare gli ambienti. Tanti i nuovi accessi in questi mesi, soprattutto giovani con depressioni ed attacchi di panico legati al covid. I numeri dell’utenza del bacino di Acquaviva e Cassano delle Murge cui attinge questa struttura pubblica erano ragguardevoli già prima della seconda ondata di Sars-Cov2: 832 utenti per stare solo a quelli ufficialmente inquadrati. E dire che l’Asl di Bari si era mossa per tempo raggiungendo un accordo con il Comune di Acquaviva e affidando la riqualificazione della ex scuola materna ad aprile del 2020 per un importo rideterminato di 285mila euro. La strada per l’inaugurazione sembrava tracciata, con una data presunta di ultimazione dei lavori a ottobre 2020. Ma il miglio più difficile è spesso l’ultimo, nonostante la rigidità delle procedure d’impegno dei fondi europei dedicati alla “riorganizzazione e potenziamento dei servizi territoriali socio-sanitari e sanitari a titolarità pubblica”. Il problema sembra essere l’accatastamento della nuova struttura, con l’incertezza tra chi (Comune di Acquaviva delle Fonti o Asl di Bari) dovrebbe procedere. Un rimpallo di responsabilità che impedirebbe il definitivo trasferimento del Centro di Salute Mentale, un vero e proprio presidio in un settore della sanità, ad altissima utilità sociale. Sono molte le storie di persone che, opportunamente seguite da professionisti in loro momenti difficili, hanno evitato l’aggravarsi delle loro condizioni patologiche. E non mancano brillanti recuperi. In silenzio questi operatori forniscono un sollievo enorme non solo agli utenti ma anche alle loro famiglie costrette a confrontarsi con la materia multiforme e sfuggente del disagio psichico. Quali che siano le difficoltà giuridiche, di spesa o burocratiche connesse all’avvio del trasferimento devono essere superate.