Monopoli, ci scrive la prof.ssa Villani
Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dalla prof.ssa Flora Villani
Egr. direttore,
Le rendo merito per lo spazio riservato dal Suo giornale ai partigiani e combattenti di Monopoli durante la seconda guerra mondiale.
E’ doveroso però ricordare che non furono soltanto 26, come riportato nell’articolo, i nostri concittadini travolti da quella immane tragedia. Di alcuni non sappiamo e non sapremo mai le circostanze nelle quali soffrirono e morirono, di altri non esiste neppure una tomba su cui deporre un fiore: sono dispersi. Ma di altri ancora qualcosa ci è giunto, a conforto delle famiglie e a insegnamento dei posteri; e sono le memorie che alcuni previdenti militari vergarono pur in condizioni difficili di vita e di salute nei lager nazisti. Penso innanzi tutto ai diari di Mario Rossani e Giovanni Vozza, ma anche alle annotazioni, più brevi delle precedenti ma ugualmente preziose, di Lorenzo Semeraro, Francesco Piangevino, Azeglio Bregante, Ciccio Montanaro. E non smetto di ringraziarli per averci tramandato anche i nomi di altri nostri concittadini loro compagni di sventura: Enrico Alba, Mario Camicia, Nino Campanelli, Alfredo Cavallo, Peppino Ladogana, Luigi Pirchio, Mario Valentini e un tenente Di Mola del quale null’altro sappiamo se non il cognome.
Dissero tutti NO al tedesco divenuto nemico e alla sedicente Repubblica di Salò. Questi furono tutti ufficiali, ma dei semplici soldati o dei sottufficiali non abbiamo ricordi, solo pochi nomi, e forse soffrirono più degli altri le pene della fame e del freddo nelle desolate langhe del nord Europa. Sappiamo solo di Giuseppe Dormio, Alfredo Cancelli e Cosimo Menga. Chissà se riusciremo mai a conoscere le generalità di tutti gli altri. Mario Camicia e Alfredo Cancelli non fecero ritorno a casa, morto uno a Merano dopo la liberazione per la tubercolosi contratta durante la prigionia, l’altro dopo solo un mese dalla cattura (ottobre 1943) durante un bombardamento alleato sulla città di Francoforte dove lavorava come schiavo di Hitler. Camicia è sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Monopoli, ma Cancelli si trova nel cimitero di guerra di Francoforte. Lancio da questo giornale un appello alle autorità cittadine: si riportino a casa le sue spoglie mortali e lo faccia l’Amministrazione comunale con un gesto che affratelli in un abbraccio di pace i giovani di oggi e i giovani di ieri. Alfredo infatti morì a soli 24 anni, costretto alla guerra per volontà ALTRUI.
E ancora, perché non ricordare il coraggio e la determinazione con cui altri riuscirono a sottrarsi alla cattura dei Tedeschi e tra mille fortunate sofferenze a tornare in Italia? Ecco allora che riemergono i volti che molti di noi ricordano del dottor Sante Campanelli, dell’ingegner Giambattista Giannoccaro, del generale Marsilio Marsili (monopolitano di adozione) e infine del simpaticissimo Cosimo Aprile ancora vivente.
Per decenni le loro storie sono state dimenticate, segno tangibile della sconfitta militare dell’Italia e della ignavia dei capi e del re che li avevano abbandonati, ma anche testimoni scomodi di fedeltà alla monarchia in una Nazione che faticosamente si avviava a stabilizzare le sue istituzioni repubblicane.
Di altri prigionieri stiamo lentamente recuperando dimensione storica e umana, speriamo di darne presto conto su questo giornale.
Grazie dell’ospitalità.