Conversano – Cancro, la sfida di Milena, madre coraggio
CONVERSANO (s.e.o.l.) Consegnata al Dipartimento «Cibio» (Centro di Biologia cellulare computazionale e integrata) dell’Università di Trento la somma ottenuta dalla raccolta fondi promossa da una mamma coraggio, Milena Poliseno, 38 anni di Conversano, da oltre un anno in lotta contro un aggressivo glioblastoma, per proseguire nella lotta contro i tumori cerebrali intrapresa dalla Fondazione Giovanni Celeghin onlus Progetto Cibio – Università di Trento attraverso il progetto di ricerca sugli «inibitori della traduzione mitocondriale per i tumori cerebrali: dal laboratorio al letto del paziente». Ne danno notizia la famiglia Poliseno-Rotunno di Conversano (nella foto Ansa) e l’Università di Trento: «Insieme alle altre donazioni raccolte dalla Fondazione Giovanni Celeghin di Padova, la raccolta fondi promossa dalla signora Poliseno servirà a finanziare la ricerca di una cura per il glioblastoma multiforme, il tumore cerebrale più aggressivo». Al Dipartimento Cibio è allo studio il riposizionamento e potenziamento di un farmaco già in uso come antibiotico. «La donazione di Milena Poliseno (4.257 euro) – prosegue la nota – si aggiunge a quanto donato nei mesi scorsi dalla Fondazione nata da un progetto del compianto imprenditore Giovanni Celeghin impegnata nel sostegno alla ricerca contro i tumori cerebrali: quasi 170mila euro, in parte già assegnati, frutto della raccolta fondi promossa da Michele Zanin di Orsago (Treviso) per ricordare la moglie Paola Rusca, scomparsa a soli 56 anni. L’obiettivo del nostro lavoro di ricerca, reso possibile dalla Fondazione Celeghin, è andare direttamente al cuore del problema: identificare un farmaco efficace per un tumore che resiste attualmente a tutti i trattamenti. Lo stiamo facendo seguendo una via che pensiamo originale, con molta determinazione», afferma Alessandro Quattrone, direttore del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata dell’Università di Trento. Sia l’Università che la Fondazione e le famiglie hanno deciso di rendere pubbliche le proprie storie per dare «forza alle attività di ricerca sul farmaco salvavita e sui tumori cerebrali».