Ance: “Piano Casa, emendamento Lacatena danneggia Comuni”
“E’ un danno per i Comuni”. Il blitz sul Piano Casa, che porta la firma del consigliere regionale forzista Lacatena, di Monopoli, “danneggerà i Comuni”. Lo denunciano costruttori e ambientalisti. Il blitz in Regione è avvenuto lo stesso giorno del Tfm (il tanto contestato trattamento di fine mandato) e prevede l’obbligo di reperire aree per i servizi, anche se ridotte, eliminando la monetizzazione. Questa delibera ha fatto andare su tutte le furie gli imprenditori edili: “provoca problemi di non poco conto dal punto di vista economico ai Comuni”. E ha insinuato dubbi anche fra gli ambientalisti. Sono gli effetti suscitati dall’ultima norma in materia edilizia approvata dal consiglio regionale nella seduta del 27 luglio scorso, giorno in cui senza dibattito e copertura fu approvato anche il trattamento di fine mandato (abrogato lunedì scorso). Con quello stesso metodo fu approvato questo emendamento, firmato dal capogruppo di Forza Italia, Stefano Lacatena, e inserito in un testo di legge che riguarda la disciplina delle strutture ricettive, senza alcuna discussione in aula e poi approvato all’unanimità. La norma sotto accusa prevede un intervento sul Piano casa, in teoria limitandone gli effetti. Come è noto il Piano casa (approvato nel 2009 e poi continuamente prorogato dal consiglio regionale, che ne ha allargato le maglie) prevede un ampliamento delle volumetrie – dal 20 al 35 per cento – per interventi di demolizione e ricostruzione. L’emendamento di Lacatena prevede che nel caso in cui si voglia fare un cambio di destinazione d’uso e realizzare per esempio appartamenti utilizzando il Piano casa, lì dove c’è un vecchio opificio industriale abbandonato, il costruttore dovrà reperire in quello stesso lotto in cui vuole demolire e ricostruire anche le aree per soddisfare i cosiddetti standard urbanistici, vale a dire spazi per realizzare servizi (parchi, asili e scuole). Standard che fino all’approvazione di questa norma invece potevano essere reperiti dal costruttore in altre aree. Non solo. Adesso la norma regionale elimina la monetizzazione, vale a dire la possibilità per il costruttore – in caso di assenza di spazi per realizzare servizi – di pagare al Comune il corrispettivo di quei terreni che mancano. Queste novità però complicano i piani degli imprenditori edili che si stavano preparando a usufruire del Piano casa per realizzare interventi di demolizione e ricostruzione in vecchie zone industriali ormai urbanizzate, dove è praticamente impossibile trovare, all’interno dei lotti in cui costruire, gli spazi da destinare a servizi. «Non si possono cambiare le regole in corsa», fa notare il presidente di Ance Puglia, l’associazione dei costruttori edili, Pierpaolo Bonerba. È ancora più duro Salvatore Matarrese, imprenditore ed ex parlamentare di centrodestra: «Premesso che io non ho alcun interesse personale in questa vicenda, si tratta di un intervento legislativo devastante. Che vantaggio avranno i Comuni a ritrovarsi tanti pezzettini di aree da dedicare ai servizi che non consentiranno di realizzare scuole o parchi? Questo provvedimento provocherà conseguenze economiche negative per tante amministrazioni comunali a cui verranno meno le entrate che erano state invece previste dalla monetizzazione degli standard».