Monopoli, salta il Centro Comunale di Raccolta dei rifiuti in campagna
Sembra proprio che il Comune di Monopoli vada verso la rinuncia al finanziamento regionale di 436mila per la realizzazione di un primo Centro Comunale di Raccolta (CCR) in campagna. Tra i motivi espressi, per evitare esclusioni da altre sovvenzioni future in qualità di ente inadempiente, tra quelli inespressi il timore di scontentare la propria roccaforte elettorale.
Unico imputato: la pessima gestione politica da parte dell’Amministrazione, incapace di cogliere la sostenibilità del progetto e di gestire un processo di partecipazione e di confronto con i cittadini.
Un po’ di storia
Novembre 2019. Con presunzione e sufficienza, l’Amministrazione individua in contrada Lamascrasciola l’area idonea per realizzare il CCR. Il sindaco Annese, tra i criteri, dà preminenza assoluta alla baricentricità del sito rispetto all’intero agro monopolitano. Nessuna attenzione verso gli altri due criteri, l’assenza di vincoli paesaggistici e l’accessibilità viaria. Entrambi caratterizzanti negativamente il posto.
L’ufficio Ambiente progetta il centro di raccolta e al suo interno un “mercatino dell’usato” per promuovere il riuso. A dicembre 2020 la Regione Puglia ufficializza la concessione del finanziamento. Già a febbraio 2020 l’Associazione Terre del Mediterraneo presenta al Comune di Monopoli delle osservazioni di carattere paesaggistico e naturalistico. A gennaio 2021 la stessa Associazione invia al Comune e agli Organi di informazione un secondo documento, ancora più approfondito, confermando l’inidoneità assoluta del sito ad accogliere il CCR per ragioni naturalistiche e ambientali.
La svolta o quasi
L’Amministrazione si barrica nel silenzio fino a maggio 2021, quando è costretta a cercare frettolosamente una nuova area, da reperire inderogabilmente entro il successivo 31 ottobre. Investendo circa 5mila euro, decide di affidare l’incarico a un tecnico esterno l’ing. Falcone, con il compito di analizzare e confrontare alcune aree alternative.
Ovviamente, al tecnico forestiero è necessario offrire un ventaglio di ipotesi. Solo gli esperti delle contrade sono in grado di fare ipotesi oculate grazie alla conoscenza dei proprietari degli appezzamenti terrieri e della loro disponibilità a vendere. La sensazione è che si sia vicini a una soluzione dato che l’Amministrazione vanta nelle contrade i suoi sostenitori più forti.
Il flop
È a questo punto che si consuma il “capolavoro” politico.
Giungono poche e timide proposte, solo grazie alla buona volontà di un ex consigliere comunale.
Tra quelle individuate viene caldeggiata un’area sita in contrada Laghezza, che non è neanche esattamente nella rosa di ipotesi sottoposte alla valutazione del tecnico (si tratta di una attigua).
Nuovamente, l’Amministrazione non si preoccupa di coinvolgere subito gli abitanti della contrada, spiegando loro quanto un centro raccolta sia davvero una risorsa per la zona (come potrebbero un Sindaco e una maggioranza primi a non crederci !?) e, nell’incomprensione generale, nasce un comitato cittadino che si oppone all’individuazione dell’area e che, in pochi giorni, raccoglie oltre 700 firme di residenti contrari, che reagiscono con piena sfiducia alle parole e agli impegni che Sindaco e maggioranza provano e prendere per rassicurarli.
Alcune considerazioni
- È stato sconcertante scoprire che l’area in questione era soggetta a pignoramento e non poteva considerarsi “pienamente disponibile” entro il termine necessario a conservare il finanziamento. Fatto ancora più inquietante è che nella relazione dell’ing. Falcone, c’erano altre aree idonee sia in contrada Laghezza sia in altre vicine.
- I centri di raccolta rappresentano davvero un risparmio e una comodità per le zone di campagna, soprattutto per quelle maggiormente abitate. Per soddisfare le esigenze del territorio ne servono tre lungo la parte costiera, di cui due in città, e quattro sulle colline.La maggioranza è riuscita a trasformare una risorsa in un problema insuperabile.
- Di questa vicenda non rimangono solo i soldi spesi inutilmente o i finanziamenti non ricevuti, ma soprattutto l’aver perso l’occasione di realizzare il primo dei CCR di cui Monopoli ha bisogno.