Puglia, presentata PDL contro l’omobitranfobia
“Stiamo facendo un importantissimo lavoro di ascolto, stiamo provando a ricucire il bene più prezioso: la fiducia tra le associazioni e la politica che stava rischiando di perdersi per sempre -ha dichiarato Donato Metallo– È per questo che in quest’anno abbiamo lavorato di inclusione, partecipazione, scrittura collettiva. Abbiamo tutelato ogni contributo, ogni punto di vista. E insieme siamo giunti a una proposta composta da 10 articoli, in cui accesso al lavoro, incisività nelle imprese, formazione specifica di insegnanti e personale sociosanitario, linguaggio e comunicazione non discriminatori, informazione inclusiva, sensibilizzazione e cultura delle differenza sono le linee principali.E sono i principi cardine perché sono esigenze concrete, che significano vita e quotidianità per tantissime persone. Ognuno si assume un pezzo di responsabilità di quella fiducia che non va tradita.”
“Con la presentazione della proposta di legge contro l’omobitrasfobia vogliamo inaugurare una nuova stagione di diritti” -ha sottolineato Francesco Paolicelli– questa proposta è frutto di un percorso di crescita civile, comune, politica e collettiva con le comunità Lgbti del territorio e con gli studenti universitari. Le nuove generazioni ci chiedono di andare avanti e noi non possiamo e soprattutto non vogliamo deluderli. È il momento di farci sentire, perché la Puglia non si ferma. Quello che è accaduto la scorsa settimana fa in Senato contro il #ddlZan non è espressione della società civile. E l’unica strada che conosciamo per trasformare le parole in fatti sono le leggi in grado di incidere sulla vita delle persone. Per questo è necessario approvare questa proposta che oggi abbiamo presentato in sede istituzionale, ma che già a partire da domani porteremo in tutte le piazze e province di tutta la regione.
“Dobbiamo insistere sulla formazione soprattutto nelle scuole e dobbiamo sostenere quelle buone pratiche che già esistono – ha affermato Titti De Simone, consigliera delegata all’attuazione del programma- dobbiamo fare in modo che queste buone pratiche si allarghino rispetto a tutto il territorio regionale. Questo è un punto essenziale, lì dove ancora bullismo e violenza sono purtroppo ancora realtà per moltissimi ragazzi e ragazze”.
“Esiste uno scollamento tra un Paese reale e un mondo della politica che ancora non interpreta correttamente le esigenze della vita delle persone, le vulnerabilità specifiche, e che non interpreta quali sono i contesti di maggiore fragilità – ha osservato Luciano Lopopolo, presidente nazionale Arcigay- e i percorsi che intendiamo condividere e sostenere attraverso tutte le organizzazioni nazionali e territoriali devono essere percorsi di crescita civile, comune, collettiva in cui queste norme contenute in questi articoli sono foriere di altri ragionamenti che riguardano ulteriori contesti di fragilità di cui tutta la causa del movimento diritti civili delle persone Lgbti ha sempre manifestato”.
“Abbiamo bisogno che la politica dia delle riposte efficace ai bisogni delle cittadine e dei cittadini. Dobbiamo continuare a lavorare insieme -ha invece sottolineato Carolina Velati, Rete della conoscenza – Già usciamo da una ‘batosta’ importante dell’affossamento del Ddl Zan, che però da un certo punto di vista ci anima ancora di più nel sottolineare che non può esistere questo tipo di distanza tra rappresentanti e rappresentati. Anzi, deve esistere una consapevolezza anche da parte delle istituzioni rispetto al ruolo cruciale in quella che è una vera e propria questione di vita o di morte rispetto a come si vive la propria identità di genere e il proprio orientamento sessuale”.
“Come rappresentanti delle associazioni studentesche abbiamo il dovere di portare nel luoghi di formazione, nelle Università appunto queste istanza -ha detto Lorenzo D’Amico, UDU Lecce- Noi siamo motore di cambiamento, di inversione di rotta a livello sociale e motore di conoscenza perché siamo sì la classe dirigente del futuro ma siamo anche i cittadini del futuro e saremo coloro i quali, si spera, faranno di questo Paese un Paese libero”.
“Mi auguro che nell’articolo 5 possa trovare spazio una visione che guardi dritto al futuro che veda dentro il servizio sanitario pubblico nazionale un’opportunità per le persone trans perché troppo spesso vengon o sbattute porte in faccia e queste persone si perdono e si finisce poi per rivolgersi ai privati”, ha dichiarato Leoluca Armigero, Mixed Lgbti.