Fasano, rassegna di prosa, in scena «A che servono questi quattrini»
Farà tappa a Fasano il tour pugliese di «A che servono questi quattrini», spettacolo con Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase, Chiara Baffi, Luciano Saltarelli, Fabrizio La Marca e la regia di Andrea Renzi per la stagione teatrale del Comune di Fasano in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
«Dopo il successo di pubblico della piece «Il marito invisibile» – spiega l’assessore Cinzia Caroli –, siamo lieti di annunciare il secondo interessante e direi coinvolgente appuntamento della Rassegna di Prosa a Fasano. In scena una classica commedia napoletana. L’intreccio della trama ruota intorno all’interrogativo: ma a cosa servono i soldi? Il pezzo è caratterizzato da un buon ritmo e la bravura degli attori saprà condurci da un lato a riflettere sui paradossi della vita e dall’altro saprà divertirci in una maniera intelligente e acuta. Questo spettacolo e tutti gli spettacoli previsti in programma, hanno volutamente stili e connotazioni profondamente differenti gli uni dagli altri, perché è mia convinzione che una stagione, specie se curata da una Amministrazione Comunale, deve essere eclettica e variegata per raggiungere e soddisfare tutto il pubblico che, d’altro canto, ci ripaga sempre con grandissimo affetto e calore».
«A CHE SERVONO QUESTI QUATTRINI» è una commedia di Armando Curcio messa in scena per la prima volta nel 1940 dalla compagnia dei De Filippo con grande successo di pubblico.
La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo detto il Professore che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro.
L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo. Il protagonista immaginato da Amando Curcio, a metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non voleva, né poteva, mirare al bersaglio della Grande Economia ma certo l’ordito della sua trama e delle sue paradossali speculazioni sollecitano anche in noi uno sguardo disincantato (e saggio) sugli inganni della categoria dell’ECONOMICO, che tutto, oggi, pervade.
I temi dell’inutilità del denaro e della dannosità del lavoro, benché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni ’40, una poverissima l’altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a incuriosirci ad aprirci nella fantasia strade alternative e a divertirci.