Il consigliere Daniele: «Mola, un paese bloccato dove tutto è fermo»
Il consigliere comunale Michele Daniele, in rappresentanza dell’intera opposizione, in una nota, afferma, «Dello stato comatoso in cui versa questa amministrazione comunale se ne ha una plastica evidenza semplicemente passeggiando per qualsiasi luogo della nostra cittadina: luoghi simbolo, scuole, spiagge, strade, porto. Degrado diffuso.
Ma c’è un livello di degrado meno visibile ma ancora più accentuato, e da cui deriva il degrado che si percepisce visivamente per le strade cittadine: quello degli uffici comunali. A sua volta riflesso dello stato comatoso in cui versa la giunta comunale e, soprattutto, il suo capo: il sindaco».
Prosegue il consigliere: «Tutto ciò non è una maledizione divina che si è abbattuta su Mola ma c’è una logica ferrea sottostante. La città pubblica, e in parte anche quella privata, non può funzionare se non funzionano gli uffici comunali. Gli uffici comunali non possono funzionare se il governo politico non funziona. E come fa un governo politico a funzionare se il suo massimo esponente, il sindaco, svolge il suo ruolo nei ritagli di tempo che i suoi due lavori a tempo pieno gli lasciano? Ricordiamo infatti che il sindaco svolge il suo lavoro, full time, come funzionario della Città Metropolitana. Il tempo che gli resta lo passa eminentemente su Facebook a preparare i post quotidiani e, soprattutto, a commentare a interloquire e spesso a battibeccare con i post sulla sua pagina. E solo il pochissimo tempo residuo è impegnato per occuparsi delle mille incombenze che gravano su ogni Comune».
Afferma Daniele: «Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un paese bloccato, dove tutto è fermo e le poche cose che si fanno sono fatte male. A titolo di esempio: “potatura” (massacro) delle tamerici sul lungomare, rifacimento della via vecchia di Conversano (da rifare in quanto in contrasto col piano regolatore), rappezzo ridicolo delle buche stradali, oltre alle decine di opere pubbliche, già finanziate e progettate, ferme al palo da anni».
Daniele parla di «Una amministrazione pubblica parla per atti: provvedimenti scritti che si traducono in fatti. Se questi atti sono concepiti male, frettolosamente, in ritardo, abborracciati, i risultati non possono che essere nulli, se non controproducenti. A titolo di esempio, prendiamo i provvedimenti che verranno discussi nei prossimi consigli comunali: provvedimenti che hanno delle scadenze dettate dalla legge nazionale.
Tra questi, l’approvazione del Rendiconto relativo all’anno scorso, cioè il bilancio consuntivo del 2021. Per legge va approvato entro il 30 aprile. Il consiglio comunale per la sua approvazione è previsto per il 6 giugno in prima convocazione e per il 9 giugno in seconda convocazione. Siamo quindi in evidente ritardo, anche grazie alla “tolleranza” della Prefettura che è piuttosto “elastica” nell’applicazione delle norme».
Continua Daniele: «Ma soprattutto, entro il 31 maggio va approvato il bilancio di previsione per il triennio 2022-24 che, inevitabilmente andrà a finire almeno a metà giugno. Con ritardi immani in quanto prima del bilancio vanno approvati una serie di atti collegati senza i quali il bilancio non è approvabile. A titolo di esempio, il DUP (Documento Unico di Programmazione) la cui approvazione è prevista per legge entro il 31 luglio dell’anno scorso. Ah… piccolo particolare: all’atto dell’approvazione del bilancio dell’anno scorso il sindaco aveva promesso solennemente in consiglio comunale che questo documento (che imposta le linee strategiche delle cose da farsi) sarebbe stato approvato entro luglio 2021: naturalmente promessa non mantenuta, come da tradizione».
Prosegue il consigliere: «Altro atto fondamentale propedeutico al bilancio è quello relativo alla definizione delle tasse e dei tributi locali (come quello della TARI, ad es.), in modo da poter fare delle previsioni adeguate sulle entrate da mettere a bilancio. La scadenza per la definizione di questi tributi è il prossimo 31 maggio. Se non definiti, valgono quelli dell’anno precedente. Ora, la seduta consigliare per poter approvare tali provvedimenti è fissata per il prossimo 27 maggio in prima convocazione e per il 30 maggio in seconda convocazione. Cioè all’ultimo minuto utile per l’approvazione, quando questa amministrazione non è stata in grado di portare alcun provvedimento in consiglio comunale per circa 3 mesi, tra febbraio e inizio di maggio».
Daniele afferma: «A tutt’oggi i consiglieri comunali non sono a conoscenza dei provvedimenti che verranno discussi e approvati nel consiglio del 27 maggio. Tant’è che non sappiamo se avremo tempo e modo di produrre degli emendamenti correttivi del provvedimento. Ripetiamo: mentre l’amministrazione ha avuto mesi e mesi di tempo per preparare questi atti, l’opposizione avrà a disposizione pochi giorni, se non ore, per poter proporre delle modifiche. E la storia ci insegna che pressochè qualsiasi modifica proposta dalla minoranza viene bocciata col solito unico voto residuo in più che questa maggioranza usa per tenere in ostaggio l’intero paese».
Conclude Daniele: «Questo clima di contrapposizione astioso creatosi in Consiglio comunale è opera soprattutto del sindaco dopolavorista e degli 8 consiglieri della residua maggioranza che si sono appiattiti sulle posizioni del primo cittadino. Naturalmente presenteremo le nostre modifiche secondo quella che è la nostra visione del bene del paese ma difficilmente tali modifiche potranno essere incisive in uno scenario che è totalmente fallimentare. Tant’è che l’unica azione che potrebbe apportare un qualche beneficio alla nostra comunità sono le dimissioni del sindaco in modo che si possa realizzare finalmente un evento win-win, che sia soddisfacente per tutti: per Mola che si libera di un governo comunale deleterio, e per il sindaco che potrà dedicarsi ai suoi interessi: la sua carriera personale e la sua attività di influencer sui social».