Lazzàro (Confagricoltura) sul biologico: “Puglia in anticipo sull’Italia, è a un passo dall’obiettivo Ue”
La Puglia è candidata a raggiungere, con largo anticipo sul resto del Paese, l’ambizioso obiettivo fissato dalla Commissione Europea di avere il 25% dei suoi terreni in regime di agricoltura biologica entro il 2030. La nostra è la prima regione in Italia per rapporto SAU/BIO: su una superficie agricola utilizzata di 1,416 milioni di ettari, quasi 287mila sono stati convertiti al biologico. In percentuale, si tratta di oltre il 22,3%, mentre la media italiana si attesta sul 17,4 per cento.
Anche il Sud si posiziona bene. Secondo un recente rapporto Mipaaf-Ismea, l’analisi della distribuzione geografica conferma che oltre il 50% della SAU biologica nazionale si trova in cinque regioni e tre di queste sono aree del Sud: Sicilia (316.147 ha), Puglia (286.808 ha), Toscana (225.295 ha), Calabria (197.165 ha) ed Emilia-Romagna (183.578 ha).
Per Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia, «Il raggiungimento dell’obiettivo del 2030 per la nostra regione richiederà ulteriori sforzi ma è un obiettivo vicino e superabile. Per questo, come Confagricoltura Puglia abbiamo voluto una presa di posizione della Regione all’interno del nuovo Psr». I processi biologici e l’agricoltura integrata «migliorano sensibilmente – prosegue – le rese agricole e riducono i costi agricoli. I produttori hanno dimostrato negli ultimi anni di poter fornire raccolti sostenibili di cibo sano e nutriente senza un uso estensivo di alcuni dei prodotti chimici agricoli. È un sistema agricolo, dunque, che unisce le migliori pratiche storiche, affinate nei secoli, con la forza delle ultime scoperte scientifiche».
I prodotti biologici e provenienti dall’agricoltura integrata sono molto richiesti all’estero, soprattutto nelle grandi città, dove in contrasto con la vita frenetica c’è un ritorno a mangiare e bere sano, ritorno che durante il covid ha registrato una importante accelerazione.
«Quella che i produttori pugliesi stanno mettendo in atto – sottolinea – non è solo una scommessa ambientale ma anche commerciale: le vendite di prodotti alimentari bio italiani si sono attestate sui 5 miliardi di euro mentre l’export, con il suo marchio Made in Italy cresce del 16% rispetto al 2021, per complessivi 3,4 miliardi di euro di vendite sui mercati esteri».