Prevenzione tumori, ASL Bari e Aeronautica Militare insieme
La ASL di Bari e l’Aeronautica Militare insieme per promuovere i programmi di screening oncologici mirati a prevenzione e diagnosi precoce dei tumori di collo dell’utero, mammella e colon retto, che rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza.
Nell’ottica di una campagna di sensibilizzazione e divulgazione sul territorio, la sinergia con le Forze Armate è una delle azioni messe in campo dalla azienda sanitaria per incentivare anche il personale del Presidio Militare di Bari ad aderire ai test diagnostici gratuiti. Come illustrato questa mattina, nel corso di un incontro divulgativo presso l’aeroporto militare di Bari Palese, la ASL individuerà giornate dedicate nelle agende di lavoro per il personale militare di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza per facilitare così la adesione agli screening.
“Aderire allo screeening – spiega il direttore generale ASL, Antonio Sanguedolce – consente di intercettare precocemente la eventuale presenza di un tumore in tempi rapidi e, quindi, di potersi curare e guarire. Nel corso del 2022, in più di 500 donne – tra quante hanno aderito allo screening mammografico e a quello cervico- uterino – sono state riscontrate lesioni precancerose e avviati percorsi di cura in tempo utile. Questa è la forza della prevenzione”.
A margine dell’incontro il Generale di Squadra Aerea Silvano Frigerio, Comandante delle Scuole dell’Aeronautica Militare/3^ Regione Aerea e Comandante del Presidio Militare di Bari ha ringraziato la ASL di Bari “per questa importante opportunità informativa e divulgativa delle tematiche afferenti i programmi di screening oncologici. Le sinergie inter-istituzionali rappresentano una occasione importante per promuovere la cultura della prevenzione in campo sanitario, specie per i militari, per i quali l’efficienza fisica è un obiettivo personale da tenere sempre presente”.
La ASL ha impresso nell’ultimo anno una accelerata nel percorso di potenziamento degli Screening, riuscendo a triplicare nell’ultimo trimestre il volume delle attività: risultato, questo, della stretta collaborazione tra Direzione Strategica, Dipartimento di Prevenzione e le tre unità operative a valenza dipartimentale Screening mammografico – Screening cervice-uterina e Screening colon rettale.
“L’ obiettivo del Dipartimento di Prevenzione – commenta la dottoressa Sara De Nitto, responsabile Centro Screening aziendale – è stato e continua ad essere quello di far sì che lo screening bussi alla porta di tutti coloro i quali ne hanno diritto. I test di screening sono test semplici e non invasivi ma che ci permettono di diagnosticare precocemente delle lesioni che potrebbero poi evolvere in forme tumorali più gravi”.
I numeri sono destinati a crescere e auspichiamo di raggiungere nel 2023 il 100% della popolazione bersaglio oltre ad una sempre maggiore adesione ai test di screening.
“In questo momento – prosegue De Nitto- è fondamentale continuare a lavorare per accrescere la fiducia del cittadino nello screening”.
La dottoressa Chiara Antonia Genco, responsabile Screening cervico uterino ha spiegato l’importanza della prevenzione in riferimento al tumore del collo dell’utero, che ogni anno in Italia colpisce 2.400 donne. Questa neoplasia è generata dal Papilloma virus, infezione trasmessa prevalentemente attraverso l’attività sessuale. Nel 90 per cento dei casi il virus viene eliminato spontaneamente, solo nel 10 per cento dei casi non viene eliminato e una donna su cinque può sviluppare il cancro. La vaccinazione è l’arma più efficace per prevenire il papilloma virus sia per uomini che per donne e lo screening oncologico è la strategia migliore per la diagnosi precoce.
“Il tumore del collo dell’utero è una delle forme tumorali maggiormente prevenibili – ha ricordato la dottoressa Genco – ed efficacemente trattabili grazie al vaccino, alla diagnosi precoce e alle terapie disponibili. Nonostante questo – ha aggiunto – resta ancora una delle più gravi minacce per la vita delle donne”.
Due sono gli esami a cui possono sottoporsi le donne: l’HPV test dai 31 ai 64 anni, il PAP test dai 25 ai 30 anni. Entrambi riducono di circa il 90 per cento l’incidenza dei tumori cervicali. Se l’Hpv test è negativo, si ripete dopo 5 anni, se invece è positivo, si esegue PAP test che individua le lesioni. In caso di positività del PAP test si procede all’esame di secondo livello, la colposcopia, mentre se è negativo si rifà il richiamo a distanza di un anno. “L’organizzazione dello Screening – spiega ancora Genco – prevede la presa in carico gratuita della donna in tutti gli step. Il primo accesso si effettua dal consultorio di appartenenza, se necessita di approfondimento, la donna viene inviata ad uno degli ambulatori ASL di colposcopia dove potrà anche effettuare eventuali trattamenti. La donna viene accompagnata in tutto il percorso e nel follow up fino alla risoluzione in maniera completamente gratuita”.
Nel 2022 sono state invitate dalla ASL 106.260 donne con una estensione pari al 100% e gli esami eseguiti sono circa 40mila. Sono risultate positive ai test 1548 donne, di cui 9 con cancro e 191 con lesioni di alto grado. Queste ultime, come ha spiegato la dottoressa Genco nell’incontro di oggi, erano potenziali tumori, che al contrario, sono stati intercettati e trattati in tempi utili evitando dunque lo sviluppo della malattia. “Le dimensioni del problema sono ben più ampie – ha concluso la dottoressa – in quanto i dati dell’anno 2022 sono ancora sottostimati per mancata informatizzazione di alcuni centri in attesa di integrazione”.
Per quanto riguarda lo Screening mammografico, di cui è responsabile la dottoressa Alessandra Gaballo, sono dieci i centri della ASL attivi sul territorio: Di Venere, Bari, P.O. San Paolo, Bari, P.O. F. Perinei, Altamura, P.O. S. Maria Degli Angeli, Putignano, P.O. Umberto I, Corato, P.O. Don Tonino Bello, Molfetta, P.T.A. Florenzo Jaja, Conversano, Poliambulatorio di Mola di Bari, Poliambulatorio San Camillo, Monopoli, Poliambulatorio di Casamassima.
Il cancro della mammella è una malattia ad elevata incidenza ed un grande problema sociale: ogni anno in Italia 30.000 donne si ammalano per tumore alla mammella. Nel programma di screening la mammografia è indicata in tutte le donne asintomatiche e non portatrici di mutazione genetica nota dai 50 ai 69 anni di età con cadenza biennale.
Nel corso del 2022, la ASL di Bari ha inviato 65.454 lettere, raggiungendo il 90 per cento delle donne aventi diritto alla mammografia gratuita nella fascia di età fra i 50 e i 69 anni. Sono state eseguiti 28.229 mammografie e 3.069 approfondimenti diagnostici. Grazie alla prevenzione sono state intercettate 279 donne positive per carcinoma. “Aderire allo screening è fondamentale – spiega la dottoressa Alessandra Gaballo,– per la prevenzione del tumore alla mammella, per diagnosticare precocemente la malattia e, quando necessario, avviare gli approfondimenti diagnostici e i rimedi terapeutici. Per questo invitiamo anche le donne militari a condividere con noi questo obiettivo cruciale per la loro salute, in un momento storico così delicato per tutti».
Il tumore del colon retto è il terzo tumore più frequentemente diagnosticato negli uomini e il secondo nelle donne. Colpisce indifferentemente entrambi ed è considerato in Italia così come in Puglia la seconda causa di morte per neoplasia dopo il tumore al polmone negli uomini e quello della mammella nelle donne.
Lo sviluppo di un tumore del colon retto è quasi sempre preceduto dalla comparsa di lesioni benigne dell’intestino che, se opportunamente rimosse, impediscono lo svilupparsi della neoplasia maligna. Molto spesso il tumore non dà alcun disturbo per anni. Uno dei segni precoci della presenza di un polipo o di un tumore del colon retto, anche nelle sue prime fasi di sviluppo, è il sanguinamento non visibile ad occhio nudo. Il programma di screening ha l’obiettivo di favorire la diagnosi precoce di lesioni pretumorali o di tumori per ridurre la mortalità e nel contempo accrescere le possibilità di cura e guarigione. Lo screening per la prevenzione del tumore del colon retto si rivolge a tutte le donne e a tutti gli uomini dai 50 ai 69 anni e prevede l’esecuzione, ogni due anni, di un test per la ricerca di sangue occulto nelle feci. Il materiale necessario per il test (“il kit”) può essere ritirato nella farmacia più vicina. Se il test è negativo, il risultato viene inviato a casa. Se il test è positivo, la ASL invita ad eseguire esami di approfondimento. Un test positivo non indica necessariamente la presenza di un tumore o di una lesione pretumorale, ma suggerisce fortemente l’esecuzione di un esame di secondo livello quale la colonscopia.
“Lo screening – spiega il dottor Alessandro Azzarone, responsabile Screening CCR Endoscopia Digestiva – è la strategia vincente per combattere il tumore del colon retto. Necessita – prosegue – della collaborazione di molteplici operatori sanitari e non. Il suo successo dipende dalla sinergia e coordinamento dei diversi attori e dalla loro disponibilità a porsi a servizio del progetto”.
Nel 2022 sono stati generati 94.663 inviti con una percentuale di estensione su popolazione bersaglio pari al 52,72 per cento, a fronte dei 56mila del 2021 e del 31 per cento di estensione. Numeri destinati a crescere anche nel corso del 2023, in cui l’obiettivo da raggiungere per l’estensione è del 100 per cento. L’Ospedale Di Venere è l’hub di riferimento per lo Screening del tumore colon retto, con un volume di attività pari a 863 colonscopie eseguite nel corso del 2022, e una media mensile che nell’ultimo semestre, è di circa 100 esami.