Il parere dell’antipatico: Il Comitato, le foto e il processo mediatico
La potenza di fb è indiscutibile, anche nell’alimentare polemiche e processi mediatici in cui ci si erge a giudici e si condanna anche una categoria fortemente rappresentativa della nostra città, quella dei pescatori. Qui non cercheremo la facile e condivisibile notizia, ma cercheremo piuttosto di capire quello che può essere successo. Tutto nasce dalle foto postate sul social network dal Comitato Costa Libera, impegnato nella tutela delle coste, nelle quali si evidenziavano delle cassette di polistirolo, notoriamente utilizzate per trasportare il pescato, in frantumi e galleggianti nelle acque del nostro porto. Di lì si è fatto presto ad accusare, da parte di molti intervenuti, di mancanza di amore nei confronti del mare un’intera categoria, quella dei pescatori, simbolo della nostra identità cittadina e di un mestiere antico e fortemente legato al mare, da sempre sinonimo di sacrificio e spesso pericolo. Allora forse si potrebbe accusare di superficialità, e forse invocare giuste sanzioni, verso chi effettivamente ha abbandonato con leggerezza quelle cassette incustodite ed esposte alle intemperie, per cui il forte vento ha avuto buon gioco nel polverizzarle e renderle un evidente pericolo per il nostro mare e per la salute pubblica, ma da lì a scatenare accuse anche denigranti verso un’intera categoria di persone il passo è breve, e la tentazione di processi mediatici dalla propria scrivania servendosi di uno schermo verso chi quotidianamente si confronta con il freddo e le intemperie, fin troppo facile. Questo ovviamente non significa non prendere atto della gravità di questo come altri episodi, ma nel ricordare che la responsabilità è comunque personale. La segnalazione del Comitato, inoltre, potrebbe e dovrebbe davvero diventare l’occasione di approfondimento di un rapporto, quello tra l’uomo e il mare, in cui quest’ultimo troppo spesso diventa una vera e propria pattumiera da parte di chi lo “utilizza”. Prova ne è l’enorme quantità di rifiuti che d’inverno il mare ci restituisce. Non parliamo poi dei rischi da trivellazioni petrolifere. Una scarsa considerazione non soltanto da parte di alcuni, speriamo non la maggior parte, dei pescatori, ma di tutti quelli che lo praticano, anche gli avventori della domenica, fino alle grosse navi che spesso vengono lavate a largo scaricando in acqua i residui dei lavaggi stessi (vedasi le grosse chiazze di catrame sulle nostre spiagge). Sarebbe il caso allora di invocare davvero una maggiore e più decisa tutela di questo patrimonio collettivo, pur nella consapevolezza che poi è l’essere umano come singolo, e non categorie generalizzanti, con la sua coscienza, a rendersi attore di azioni dannose. Restano importanti strumenti di riflessione collettiva le segnalazioni che, per fortuna e senso civico, molti cittadini, come i membri del Comitato, fanno.
L’Antipatico