Monopoli: in serata l’accensione dei “falò” di San Giuseppe. Ecco dove sono
<<Una tradizione – dice lo studioso fasanese Giuseppe Palasciano – vuole che nei Vangeli Apocrifi Giuseppe morì a 111 anni sereno e fra le braccia di Maria e Gesù. Ed ancora in quel estremo momento Gesù promise, a tutti coloro che avessero chiamato il loro figlio col nome del padre suo , una serena morte. Per questo il nome di Giuseppe si diffuse tantissimo nel Medioevo ed ancora oggi lo è>>. La tradizione locale, inoltre, ha associato ai festeggiamenti in onore di San Giuseppe, l’usanza di accendere i cosiddetti “falò”, cataste di legna più o meno grandi arsi forse per annunciare la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Anche a Monopoli è diffusa quest’antica tradizione e quest’anno, i “falò” torneranno anche nel centro storico, dove erano stati proibiti negli anni scorsi per motivi di sicurezza. I falò, impropriamente e semplicisticamente chiamati “fuochi” saranno circa una decina e dislocati nei vari punti del borgo antico. La manifestazione, nota come “La notte dei fuochi” è stata patrocinata dall’Amministrazione Comunale. Ma l’usanza di accendere “falò” la sera di San Giuseppe, non riguarda solo il centro storico, ma anche la periferia della città e la campagna, ove più o meno spontaneamente saranno arse cataste di legna. Talora al fuoco si accompagnano musiche e canti popolari, con degustazione di prodotti tipici. Oltre al centro storico cittadino, quindi, saranno allestiti falò al Convento di San Francesco da Paola, alla Casa di Riposo Romanelli, al Sacro Cuore e in via San Marco. Alla tradizione dei falò è associata quella delle zeppole di San Giuseppe. Gli ingredienti principali sono la farina, lo zucchero, le uova, il burro e l’olio d’oliva, la crema pasticcera, una spolverata di zucchero a velo e le amarene sciroppate per la decorazione. Esistono due varianti di zeppole di San Giuseppe: fritte e al forno. In entrambi i casi le zeppole hanno forma circolare con un foro centrale dal diametro di 2 cm circa e sono guarnite ricoprendole di crema pasticciera con sopra delle amarene sciroppate.
Cosimo Lamanna