Sei mesi di reclusione per l’anestesista di una clinica barese
Ha patteggiato una pena a sei mesi di reclusione l’anestesista della clinica Madonnina di Bari Maria Stefania Motolese, imputata con l’accusa di lesioni colpose gravissime nel processo per la vicenda della 30enne Lucrezia Monno, in coma dal 31 ottobre 2010 dopo un parto naturale con epidurale. La donna, ricoverata fino ad alcuni mesi fa presso una casa di cura di lecce, è attualmente in un centro a Mola di Bari. Il patteggiamento, con parere favorevole del pm Giuseppe Dentamaro, è stato ratificato dal giudice monocratico del Tribunale di Bari Chiara Civitano. Imputato con la stessa accusa anche un altro anestesista della clinica barese, Nicola Ceglie, che sarà processato a partire dal prossimo 10 dicembre. Parte civile il marito della donna, assistito dall’avvocato Daniela Castelluzzo. Stando alla ricostruzione dei fatti, il 31 ottobre 2010, dopo aver partorito una bambina, la donna iniziò ad avvertire tremore, pallore, sensazione di freddo e stanchezza, causati da una forte emorragia. I medici ritennero quindi necessario un intervento chirurgico per asportare l’utero e dopo sette ore trasferirono la donna in un’altra clinica, villa bianca. In arresto cardiaco e con due emorragie, Lucrezia Monno venne ricoverata in terapia intensiva ma ormai con gravi danni cerebrali e trasferita nel novembre 2010 nel Policlinico di Bari e nel gennaio 2011 nella casa di cura salentina, per poi venire spostata a Mola di Bari.