Monopoli, lo scetticismo di Deleonibus sulla differenziata
Parte il 3 febbraio quella che qualcuno ha chiamato “rivoluzione culturale della raccolta porta-a-porta”, annunciata con toni trionfalistici.
Manco la descrizione della vittoria degli Unni di Mao-tun sugli Yueh-chi aveva questi termini nel sussidiario di terza elementare!
Questa stessa rivoluzione sembra essere, secondo l’Amministrazione comunale, la conseguenza del “radicale mutamento di abitudini” dei monopolitani. Vallo a spiegare all’Amministrazione che Monopoli non ha cambiato per nulla abitudini: i cittadini monopolitani continuano a produrre circa 47 kg/pro-capite al mese (circa 1,5 kg/pro-capite al giorno, in Puglia la produzione pro-capite è di circa 1,2 kg/giorno) di rifiuto (stessa quantità del 2018, 2017, 2016).
A dimostrazione del fatto che questa, come le passate Amministrazioni, hanno guardato al solo problema di gestione del rifiuto ma non alla sua minimizzazione, rendendo meno urgente il compito di governare il rifiuto stesso, al contrario di come peraltro prescrivono da oltre trent’anni le strategie suggerite dall’OCSE e stabilite dall’Unione Europea, che prevedono la gestione a partire dalla testa e non dalla coda.
È sbagliato partire dalla raccolta differenziata senza prendere in considerazione le operazioni da attuare a monte: la priorità va comunque data alla riduzione della produzione dei rifiuti. La raccolta differenziata va organizzata in funzione della maggior riduzione possibile dei rifiuti alla fonte.
Ma veniamo alla rivoluzione annunciata. Par di capire dai proclami che dal 3 febbraio nel territorio extraurbano spariranno i cassonetti stradali e “ogni nucleo familiare residente nel territorio extraurbano di Monopoli avrà ora a disposizione 2 carrellati, uno marrone per il conferimento dei rifiuti organici, l’altro nero multiraccolta per il conferimento di carta e cartone, plastica, vetro e secco, a seconda del giorno di utilizzo”.
Quindi, anche nel territorio extraurbano, fatto di case sparse e grandi distanze tra abitazione e abitazione, partirà la raccolta porta a porta.
Come se la raccolta porta a porta fosse l’unico e solo metodo di raccolta dei rifiuti differenziati.
Più volte il nuovo Dirigente del settore Ambiente è stato presentato come un pozzo di scienza e conoscenza della materia e più volte la stessa azienda Energetikambiente è stata presentata come l’optimum del settore. Entrambi dovrebbero sapere che il conferimento rappresenta l’operazione intermedia tra la separazione svolta presso l’utenza e la successiva fase di raccolta e che esistono diversi modelli di raccolta differenziata. Il ventaglio di soluzioni, comunque, è compreso tra due tipologie principali: il sistema a consegna (raccolta stradale) e il sistema a ritiro (raccolta domiciliare o porta a porta).
La scelta del più appropriato modello da adottare riveste un’importanza strategica, in quanto da essa dipendono sia la percentuale di raccolta differenziata che la purezza merceologica dei materiali raccolti.
Il sistema di raccolta domiciliare e il sistema di raccolta stradale si possono presentare sotto diverse configurazioni e, inoltre, si possono combinare tra di loro in maniera opportuna. I principali modelli di raccolta differenziata implementati a livello nazionale sono schematizzabili nelle seguenti tipologie:
– stradale senza attivazione della raccolta differenziata dello scarto organico (modello a raccolte differenziate aggiuntive);
– stradale con attivazione della raccolta differenziata dello scarto organico (modello secco-umido stradale);
– stradale con attivazione della raccolta differenziata dello scarto organico (modello secco-umido stradale) con elementi di domiciliarizzazione di alcune frazioni (ad esempio verde, cartoni per le utenze non domestiche);
– domiciliare del residuo secco dello scarto organico, stradale per le frazioni secche riciclabili (modello domiciliare secco-umido);
– domiciliare spinta e cioè domiciliare del residuo, della frazione organica e delle frazioni secche riciclabili (modello domiciliare integrale);
– domiciliare integrale con tariffa puntuale.
La tipologia di raccolta che negli ultimi anni ha dimostrato di permettere il raggiungimento dei migliori risultati dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo è senza dubbio quella domiciliare. Infatti, la combinazione tra la comodità di avere tutti i contenitori a portata di mano e la possibilità di effettuare controlli puntuali sui conferimenti, rende il porta a porta il sistema di raccolta più adatto. Non è detto però che sia sempre applicabile in qualunque contesto; esistono casi in cui non è sostenibile sotto il profilo economico oppure a causa delle caratteristiche del territorio. Viene da chiedere, quindi, quali siano state le considerazioni di base per la scelta del sistema a ritiro (porta a porta o domiciliare spinto). Un sistema che, seppur rende il cittadino pienamente protagonista del funzionamento e generalmente molto coinvolto, prevede un maggiore utilizzo di mezzi leggeri a vasca e una maggiore dotazione di personale rispetto ai sistemi stradali, con le ovvie conseguenze sui costi.
A ben guardare questo sistema (annunciato come rivoluzione ma che, a detta di chi scrive, è un disastro preannunciato), sembrerebbe sia mancata la progettazione in funzione di due categorie di variabili principali: le variabili di scenario (variabili demografiche, urbanistiche, geografiche e climatiche, specifiche o di settore, politico-ambientali, legate ai flussi di produzione dei rifiuti) e le variabili operative (il personale addetto alla raccolta, i mezzi e le attrezzature impiegate, le infrastrutture a servizio del sistema).
Il grado di precisione delle informazioni e la previsione degli impatti che può avere l’impianto e l’aumento di una diversa organizzazione dei servizi di prelievo costituiscono elementi determinanti al fine di minimizzare le sorprese e le criticità.
Ciò detto, tuttavia, il bilancio economico sarà dirimente della possibilità di conseguire obiettivi di efficacia ed efficienza del modello organizzativo. Troppo spesso l’attenzione all’equilibrio e alla sostenibilità economica degli investimenti soprattutto della gestione della raccolta differenziata non sono tenuti nella debita considerazione e prevale un atteggiamento da “piè di lista” per la spesa sopportata, piuttosto che una approfondita e veritiera valutazione tra costi e ricavi. Succede allora che i cittadini, ma anche tanti amministratori locali, rimangano delusi quando, pure a fronte di un grande impegno e anche di elevati obiettivi percentuali raggiunti, siano costretti a considerare aumenti di costi anziché risparmi tributari o tariffari .
Certo la considerazione potrebbe essere azzardata, ma ad oggi la mancata trasparenza della macchina comunale non permette di vedere, magari in rete, qual è il progetto messo in campo per il territorio extraurbano. Sarebbe interessante guardare, magari, come Amministrazione e azienda di servizi abbiano determinato gli itinerari ottimali di percorrenza dei mezzi di raccolta dei rifiuti (questione assai complessa poiché intervengono nelle scelte una grande quantità di parametri e vincoli). Solo il 10 gennaio u.s. il consigliere comunale Flavio Petrosillo dichiarava alla stampa, col piglio di Greta Thunberg, che “è in corso di realizzazione una mappatura attenta di tuta la rete viaria del territorio extraurbano”. Cioè una attività che si deve fare a monte dell’istituzione del servizio di raccolta a Monopoli è ancora in corso di realizzazione e al 3 febbraio non è ancora completata?
Non è da sottovalutare da ultimo il fatto che i contenitori sono forniti in comodato d’uso gratuito a ciascuna unità abitativa. Gli stessi dovranno essere depositati per lo svuotamento sulla strada principale (ossia non sarà possibile il ritiro presso le unità abitative ma su strade provinciali, comunali, …). Strade spesso lontane dalle abitazioni e che costringerebbero gli anziani a lunghe “passeggiate” serali per raggiungere il luogo del “delitto”. Gli operatori, inoltre, non avrebbero la copertura assicurativa per entrare in aree private. A tal proposito sembrerebbe fuori luogo l’affermazione di qualche consigliere comunale che sostiene che gli utenti più distanti saranno “raggiunti direttamente dagli operatori addetti al ritiro dei rifiuti”.
Allora, se i bidoncini esposti nella pubblica strada provocassero cadute o altri incidenti ai passanti, chi ne risponderebbe?
Il comodato d’uso gratuito prevede che l’utente (comodatario), come previsto da Codice Civile, ha il dovere di custodire il contenitore ricevuto affinché i terzi che vengano a contatto con lo stesso non subiscano pregiudizio. Quindi, sarebbe responsabilità dell’utente (comodatario) l’eventuale danno cagionato dai contenitori in custodia, salvo dia prova che il pregiudizio si sia verificato in conseguenza di un evento eccezionale, non sia riconducibile a un proprio comportamento e non evitabile nemmeno adoperando la massima attenzione nel vigilare sul bene.
Quindi, il cittadino che riceve il kit per la raccolta differenziata in comodato è nello stesso tempo il suo “custode” e ne risponde di eventuali danni arrecati ad autoveicoli circolanti (salvo riparti di responsabilità, si pensi ad esempio a una condotta imprudente del conducente del veicolo, alla condotta negligente degli operatori preposti al ritiro dei rifiuti o alla diversa collocazione del kit nei luoghi indicati, …)
Qualcuno si è chiesto cosa potrebbe accadere se gli stessi contenitori invadessero una carreggiata? Essendo mobili e pesanti possono diventare pericolosi per la circolazione stradale. Infatti, potrebbe capitare che si spostino dalla loro sede a causa del vento o per altri motivi rischiando di diventare delle vere e proprie mine vaganti. Chi ne pagherebbe le conseguenze in caso di eventuale incidente provocato da un contenitore?
Non vorrei che i nostri Amministratori, così avveduti, abbiano pensato che i singoli cittadini facciano la guardia al proprio contenitore…
Si è pensato a dotare i carrellati di pellicole rifrangenti di colore bianco e rosso in modo da essere visibili anche a distanza o di notte?
Nessuno ha pensato a un sistema di ancoraggio dei carrellati?
La raccolta differenziata non è esercizio volontaristico o semplice distribuzione di compiti tra cittadini. È un complesso, articolato e interconnesso di sapienza, volontà e azioni.
Come sempre, a Monopoli quando si parla di ambiente si raffazzona…
Ing. Giuseppe Deleonibus