Polignano, un’auto tra i bagnanti a Lama Monachile
Un parcheggio da ultima spiaggia? Che ci fa un’auto a Lama Monachile, nella cartolina simbolo della Puglia? Lo stupore sui social è diventato trending topic di queste ultime ore. In realtà, c’è una spiegazione. Non è un parcheggio finito male. O il navigatore google maps impazzito al caldo. Quel mezzo fuoristrada ci è finito lì volontariamente ed è autorizzato dall’amministrazione comunale di Polignano a Mare. Così una mancata e tempestiva comunicazione di un’amministrazione che paga fior di quattrini pubblici per dei banalissimi avvisi su Facebook, talvolta scritti in un italiano approssimativo, si è trasformata in un grande equivoco.
A “mettere la pezza” ci ha pensato l’assessora alla Polizia Locale Chiara Pepe. “In merito alla segnalazione giuntaci, comunichiamo che l’auto in questione era autorizzata. Il transito e la sosta sono stati necessari per poter effettuare prove di trazione su tiranti posizionati nella roccia nell’area interessata precedentemente da caduta di massi pericolanti”.
La consigliera Tina Lofano ha ribattuto ai commenti su Facebook pubblicando uno stralcio dell’avviso del Comando di Polizia Municipale.
Il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Salvatore Colella conferma che da oggi sono ripartiti i lavori di recupero statico funzionale delle cavità carsico marine e delle pareti rocciose tra il Bastione di Santo Stefano e la Grotta Palazzese. Opere da 5 milioni di euro interrotte a causa del Covid-19.
“In teoria avremmo dovuto chiudere Lama Monachile ai bagnanti”, si lascia sfuggire Colella. “Ma – prosegue – abbiamo trovato un compromesso per lasciare lì i turisti e garantire loro la sicurezza. L’impresa che realizzerà i lavori investirà maggiormente in sicurezza per non compromettere la stagione balneare. Purtroppo non potevamo fare diversamente; posticipare i lavori d’inverno significherebbe andare incontro alle continue mareggiate invernali”.
Lama Monachile è ufficialmente un cantiere per dei lavori certamente utili alla pubblica sicurezza. Ma nessuno aveva pensato di comunicare lo stato dei luoghi o apporre degli avvisi pubblici.
Nicola Teofilo