La mafia sulle slot, a Bari in 38 a processo
Il gup del Tribunale di Bari Antonella Cafagna ha rinviato a giudizio 28 persone e ha fissato il processo con rito abbreviato per altri 10 imputati al termine dell’udienza preliminare sulla presunta gestione mafiosa delle slot machine a Bari. Il 17 novembre di discuterà l’abbreviato per l’imprenditore barese Baldassarre D’Ambrogio, socio di fatto di società e sale giochi a Bari e in provincia, il quale, usufruendo della fama criminale dello zio pregiudicato Nicola D’Ambrogio, tra i reggenti del clan Strisciuglio (rinviato a giudizio), avrebbe gestito per anni in modo quasi monopolistico il mercato delle videolottery sull’intero territorio. Con D’Ambrogio saranno processati in abbreviato altri nove imputati, tra i quali i capi clan Lorenzo Caldarola e Giuseppe Mercante. Il 7 ottobre inizierà invece il processo con rito ordinario nei confronti degli altri 28 imputati, tra i quali i pregiudicati, affiliati a diversi clan mafiosi della città, Vito Valentino, Giuseppe Capriati, Vincenzo Anemolo, Domenico e Gaetano Capodiferro. Trentasei degli odierni imputati furono arrestati a gennaio nell’operazione denominata “Gaming Machine” per i reati, a vario titolo contestati, di illecita concorrenza con violenza e minaccia e con l’aggravante del metodo mafioso, estorsione, riciclaggio, usura, contrabbando di sigarette e detenzione abusiva di armi clandestine. I fatti contestati risalgono agli anni 2012-2019. Stando alle indagini di Gico e Scico della Guardia di Finanza di Bari, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dalla pm della Dda di Bari Bruna Manganelli, Baldassarre D’Ambrogio, imprenditore nel circuito di scommesse, si sarebbe accordato con i vertici dei clan mafiosi di Bari e provincia per “compiere atti di concorrenza sleale imponendo una posizione dominante nel mercato dei videopoker e di altri apparati da intrattenimento elettronici”, attraverso “la minaccia e l’assoggettamento omertoso”.