Monopoli, “caro affitti” partiamo da un post …

Partiamo da un post, solo uno dei tanti leggibili sul gruppo fb affitto/cerco a Monopoli, un post della signora Maria che scrive: “Mesi estivi, brevi periodi da…a…b&b!!! A Monopoli servono case per lunghi periodi, c’è gente con bambini piccoli di 1 anno che hanno bisogno di una casa,che lavorano seriamente e percepiscono stipendio regolarmente, possibile che non ci siano più case da affittare??possibile che bisogna trasferirsi all trove??possibile con 450\500€ non c’è nulla,solo buchi??quanti annunci messi e mai una casa trovata.. poveri noi!!!!!!!”. “Quelle pochissime case in locazione – dice Francesca – per periodi lunghi hanno richieste esagerate: monolocali a 400 euro, metrature accettabili ma a 800 euro… chiedono anche referenze di reddito… ma se uno è referenziato credo che farebbe un mutuo invece che pagare 800 euro di affitto! Cose assurde!”. Partiamo da qui … E’ stato un motto utilizzato in questa campagna elettorale anche da chi da anni amministra questa città senza mai riuscire ad affrontare un problema che riguarda tantissimi cittadini monopolitani, il cui grido di disperazione, ad oggi, è rimasto inascoltato. Tra le problematiche più sentite, infatti, vi è quella della casa e questo mi sembra davvero sembrato un paradosso in una città in cui vengono costruite continuamente case, dalla cementificazione selvaggia e dai pochi spazi verdi. Cosa succede? Perché i cittadini non riescono a trovare casa e spesso e volentieri sono costretti ad andare ad abitare nei comuni limitrofi? E’ evidente che il caro affitti è un problema oggettivo e questo probabilmente è dovuto anche all’impatto del turismo sul territorio e la politica, quella vera, quella attenta alle esigenze di TUTTI i cittadini,  non può restare sorda e cieca di fronte a questa situazione e deve cercare soluzioni alle problematiche di chi vive quotidianamente a Monopoli. Quello di cui parliamo avrebbe dovuto rappresentare un impegno prioritario di chi amministra a livello cittadino, sindaco e assessori di competenza, a maggior ragione se poi si ha l’ambizione di esportare modelli a livello regionale. Speriamo che presto o tardi ci si accorga anche delle fasce più deboli della popolazione.

 

Cosimo Lamanna

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