Monopoli, Il Remo bruciato di Gianni Comes
Quarantasei racconti emotivamente coinvolgenti, ricchi di immagini di un’epoca ormai lontana, in parte sbiadita ma mai dimenticata. I vicoli, le piazzette, le strade che si affacciano sul mare: sono il palcoscenico sul quale si intrecciano episodi di vita quotidiana. Attori noti o senza identità che tracciano percorsi di vita molto difficili e ricchi di umanità. Un ventaglio di situazioni tenere, tristi a volte drammatiche; a significare la pluralità delle sfide dell’esistenza alle quali non ci si può sottrarre. Sfumature di colori tenui o accese pennellate che raccontano amori impossibili o rappresentano eventi tragici vissuti con malinconia e rassegnazione. Dai racconti di Comes traspare tutta l’umanità dello scrittore che ci consente di incontrare lungo il percorso personaggi come U’rosse, oppure andare A pesca di rifiuti o conoscere un Gabbiano innamorato dell’onda Esmeralda fino a sacrificare la propria vita in nome di un amore impossibile. Tra i racconti trovano spazio anche quelli a sfondo morale come l’Ingordigia, molto bello e pungente, una dura condanna del Dio denaro, ma non mancano anche quelli con puntuali riferimenti alle tradizioni locali, come quella dei Falò di San Giuseppe o l’approdo dell’icona di Maria SS. della Madia. Tra le pagine de Il remo bruciato, si affaccia anche il simbolo della dominazione spagnola a Monopoli, il Castello con tutta la vita e i personaggi che giravano intorno a quel luogo sempre ricco di fascino e mistero. Quello di Comes appare come un viaggio onirico, a metà tra ricordi e immaginazione, un flusso di coscienza che dalla psiche dell’autore arriva fino alle pagine del libro, un libro che vale la pena leggere.
Gianni Comes, nasce a Monopoli nel 1953, nel caratteristico Centro Storico, a poca distanza dal mare che tanta influenza avrà sul suo percorso artistico e letterario. Comes, pescatore monopolitano, oggi in pensione, che per più di 50 anni si è diviso fra la durezza del suo mestiere e la vocazione artistica, ha creato e crea quadri e sculture, il cui tema predominante è il mare, ma non solo. Oltre al suo laboratorio personale, nel quale trascorreva ore e ore dopo esser stato in mare, da mezzanotte fino al tardo pomeriggio, ora è possibile trovarlo e conoscerlo personalmente nella sua originale botteguccia nel centro storico, circondato dalle sue tele, dalle sue sculture, dalle sue poesie e dalle sue originalissime miniature.
In questo spazio non dirò dove ha esposto fino ad oggi Gianni Comes, non mi soffermerò sul fatto che ha anche attirato l’attenzione di critici d’arte a livello nazionale, ma parlerò piuttosto dei sentimenti che le opere dell’artista e del monopolitano Gianni Comes sono in grado di sprigionare nell’animo di chi le osserva. Come nella trama di un film o di un romanzo, così ci si può perdere nelle trame delle sue tele, tele dense di emozioni e di sentimenti, tele che testimoniano un legame forte e imprescindibile con il mare, come abbiamo detto, e che per certi aspetti hanno richiami ancestrali. Con le sue opere potremo viaggiare tra le onde del mare in tempesta, quello stesso mare che l’artista viveva direttamente e che pertanto conosce nelle sue sfumature di colore e di movimento, potremo viaggiare tra i personaggi delle sue opere, spesso mitologici, ma potremo soprattutto cercare di seguire quelle trame che come delle piccole radici legano l’opera pittorica allo stato d’animo e al contesto sociale in cui l’artista vive.
A proposito dell’artista monopolitano Gianni Comes, non riesco a trovare accostamento migliore di termini che quello tra il genio e il mare. Già, perché in questi due termini, a mio parere è racchiusa l’essenza stessa delle opere di Comes, del quale in più occasioni abbiamo decantato la straordinaria umiltà e il suo senso di attaccamento alla sua Monopoli, al mare, attaccamento che si traduce in una poetica produzione artistica. Di fronte alla sua produzione artistica e letteraria non si può non evidenziare la forza di quello che può a giusta ragione essere considerato un vero e proprio genio artistico, per la sua straordinaria forza innovativa, per la sua capacità di ideare e sperimentare sempre nuove tecniche e produzioni artistiche capaci di utilizzare materiali per altri inutili all’arte come un’incerata, una vecchia tenda da camera, una corda, il tutto ravvivato con i classici e forti colori delle produzioni di Comes. Favolosi sono i suoi “fari”, non semplici immagini di paesaggi, ma uno straordinario mix di reale e simbolico che insieme si fondono in opere da “leggere” e interpretare.
<<Credo che il racconto sia lo scopo dell’arte – dice Leonardo Di Venere – Guardare i lavori di Gianni Comes è leggere il racconto della sua vita liberata dalla necessità di vivere ….. Anima, occhio e mano sono le sue impronte>>.
Ed è proprio con la parola racconto che voglio concludere, dal racconto delle opere pittoriche e scultoree a quello della scrittura, non meno pregevole delle prime, racchiusa nelle pagine de Il remo bruciato; il remo appunto, oggetto essenziale di un mondo lontano e di cui Gianni Comes resta un infaticabile testimone.