ASL Bari: Innovativo fissatore per le fratture del calcagno per la prima volta al mondo al “Di Venere”
Impiantato per la prima volta al mondo un innovativo fissatore esterno per il trattamento delle fratture del calcagno. Nei giorni scorsi, l’équipe di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale “Di Venere” di Bari ha utilizzato con successo un nuovo modello di fissatore su un paziente traumatizzato. Il fissatore è il risultato di tre anni di studio sul campo, in cui sono stati impegnati gli ortopedici guidati dal dott. Vincenzo Caiaffa, direttore dell’Ortopedia del presidio e del Dipartimento Ortopedico della ASL Bari e dell’esperienza di un’azienda del settore in grado di trasferire il lavoro e le indicazioni degli specialisti nella realizzazione del nuovo dispositivo. «In questo progetto – sottolinea il dott. Caiaffa – ci sono risorse ed energie affidate ad un gruppo di progettisti ortopedici traumatologi pugliesi e questo è sicuramente un bel traguardo raggiunto e motivo di orgoglio per tutta la scuola ortopedica barese».
Versatile, grazie al design unico e compatto, di facile impiego per gli ortopedici, il fissatore è soprattutto un trattamento stabile e mininvasivo per i pazienti che subiscono fratture articolari scomposte, con benefici in termini di tempi chirurgici più brevi rispetto ai trattamenti classici “a cielo aperto”, riduzione di rischio e complicanze, possibilità di carico parziale o completo già dopo quattro settimane, più rapido recupero funzionale e, non ultimo, la rimozione in ambulatorio evitando un secondo intervento chirurgico.
«Pur essendo il trattamento delle fratture di calcagno con fissazione esterna un metodo acquisito sin dagli anni Ottanta – aggiunge Caiaffa – con questo nuovo dispositivo la tecnologia medicale in materia di traumatologia ortopedica compie un notevole passo in avanti dovuto all’evoluzione dei materiali, all’esperienza clinica e alla possibilità di condividere sempre più grandi numeri in studi scientifici multicentrici».
Questo nuovo modello, inoltre, presenta una tecnologia evoluta che semplifica il lavoro del chirurgo traumatologo, ad esempio sfruttando la migliore visualizzazione radiologica connessa alla ridotta presenza di metallo oppure l’estrema adattabilità al piede (destro e sinistro), ed ottimizza l’adesione al trattamento da parte del paziente anche per via della buona compatibilità e tenuta meccanica. «Il risultato – conclude il dott. Caiaffa – è stato eccellente come peraltro ampiamente dimostrato dai test pre-clinici e come potrà verificare direttamente il paziente nella sua vita quotidiana quando potrà muovere i primi passi appoggiando il piede grazie alla capacità del fissatore di mantenere la riduzione della frattura nel tempo».