A Mola di Bari un evento per ricordare l’eredità culturale e politica di Renato Dell’Andro
Incontro partecipato al teatro Van Westerhout di Mola sabato scorso per commemorare il centenario della nascita di Renato Dell’Andro, politico, docente e giurista, nonché fedele collaboratore di Aldo Moro nel mondo giuridico e politico.
La Pro Loco di Mola, in collaborazione con il locale “Comitato Aldo Moro”, con la partecipazione della dott.ssa Antonia Bellomo, Prefetto di Bari e del prof. ing. Luigi Ferlicchia, Presidente del “Centro Studi Moro e Dell’Andro” hanno organizzato un evento per ricordare l’eredità culturale e politica di Renato Dell’Andro che ancora oggi mantiene integro il suo valore e va rimeditata da quanti, con il medesimo spirito, assumono, nel pur diverso contesto odierno, analoghe responsabilità.
Renato Dell’Andro è nato a Bari il 31 luglio 1922 e deceduto a Bari il 29 ottobre del 1990; istruito dalla famiglia al rispetto dei valori cattolici e all’amore per la musica è stato magistrato, docente di diritto penale all’Università di Bari, sindaco di Bari, parlamentare italiano ed europeo, Sottosegretario al Ministero della Giustizia e Giudice della Corte Costituzionale. La vita di Dell’Andro ha incrociato quella del suo maestro Moro e quella del suo successore, Gaetano Contento, giuristi che hanno dato lustro all’Università di Bari e alla terra di Puglia. Negli anni giovanili per Dell’Andro fu importante anche il filosofo bitontino Giovanni Modugno, docente e figura di riferimento che contribuì a formarlo sotto il profilo della filosofia di vita e dell’educazione sociale. Sempre negli anni giovanili frequentò assiduamente la sua parrocchia e gli ambienti cattolici, partecipando a numerose iniziative di impegno sociale e dell’Azione Cattolica.
Numerose le pubblicazioni scientifiche di Dell’Andro e notevole il ruolo di Renato Dell’Andro come giudice della Corte costituzionale, con 44 sentenze e 138 ordinanze, definite di portata storica nell’evoluzione del Diritto Penale. Una sentenza per tutte va citata: la 364 del 1988, considerata un’autentica pietra miliare nella storia giurisprudenziale della Corte, relativa al concetto “la legge non ammette ignoranza”. Dell’Andro con questa sentenza ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 5 del Codice Penale nella parte in cui si esclude la scusabilità dell’ignoranza della legge penale qualora l’ignoranza sia inevitabile. Tale sentenza, entrata nella storia del Diritto Penale, scalfisce questo principio stabilendo che ci sono casi dove è possibile concepire l’ignoranza della norma di legge da parte del cittadino. Al termine dell’incontro ai presenti è stato omaggiato un testo in ricordo di Renato Dell’Andro.