Gioia del Colle, il Partito Democratico afferma: bisogna adottare il Piano Insediamenti Produttivi
I provvedimenti dell’Amministrazione Mastrangelo del Comune di Gioia del Colle in materia di sviluppo economico e produttivo del paese non piacciono per niente alla sezione locale del Partito Democratico.
Il Pd considera sbagliata la scelta di fondo e sbagliata anche l’elaborazione di quella adottata, ma andiamo con ordine seguendo la ricostruzione fatta dal Partito guidato da Giuseppe Procino.
Ad aprile il Consiglio Comunale ha approvato il Piano Particolareggiato per la zona artigianale riprendendo quello del 1978 “che serviva solamente a disegnare l’assetto urbanistico della zona artigianale senza l’intervento diretto del Comune per promuoverne lo sviluppo” piuttosto che riadottare il Piano Insediamenti Produttivi approvato nel 1998 che prevede per legge l’espropriazione di tutti i suoli da assegnare a prezzo agevolato alle imprese.
Un enorme passo indietro, lo definisce il PD, una scelta irragionevole e “di stampo conservatore”. Ma il circolo va a fondo, cerca le motivazioni e le trova nella Relazione Tecnica che accompagna la decisione, quindi spiega : “non avendo le risorse disponibili per fare gli espropri il Comune rinuncia al piano produttivo e si limita ad un semplice piano particolareggiato per fare soltanto la riclassificazione dei lotti della zona artigianale, rimettendone l’attuazione del residuo ai privati proprietari ed al libero mercato”.
La linea del Partito Democratico è chiara, lo sviluppo di Gioia si può realizzare solo con l’adozione del Piano Insediamenti Produttivi ed inoltre sottolinea che “il Piano Particolareggiato adottato ad aprile dal Consiglio Comunale fa danno allo sviluppo della città”.
Alla luce di questo pensiero il Circolo ha presentato sei “osservazioni” al nuovo strumento di pianificazione del territorio che l’amministrazione dovrà esaminare per poi valutarne l’accoglimento. Nelle due maggiori istanze il PD contesta il fatto che l’Amministrazione Comunale, irragionevolmente ritiene di concedere un’ulteriore proroga prima di procedere alla risoluzione dell’atto di cessione del suolo.
Soprattutto perché, per legge, l’amministrazione avrebbe già da tempo dovuto rescindere l’atto di cessione a tutte quelle aziende che sono rimaste immobili.
Le istanze al riguardo mettono in risalto come il comportamento omissivo da parte dei vari responsabili degli uffici può aver causato negli anni un ingente danno per le casse del Comune; danno che, con questo ultimo provvedimento, viene ad aggravarsi ulteriormente. Inoltre con un’altra specifica istanza propone di aggiungere alla destinazione d’uso artigianale della zona in oggetto anche la destinazione commerciale per consentire l’esercizio di attività commerciali di ogni genere e regolarizzare le diverse attività comunque già esistenti.
Ancora oggi e da 45 anni a questa parte, scrive il PD, la zona artigianale “rimane ancora del tutto incompleta, realizzata solo a pezzetti, con tanti suoli assegnati ad aziende che poi non si sono insediate, assolutamente priva servizi ed attrezzature d’uso collettivo, senza parcheggi e senza verde attrezzato. In altre parole, poco attrattiva in una visione futura del rilancio di produzione, commercio ed occupazione”.
Una foto della realtà che evidentemente necessita di un’ampia discussione, tanto che sulle iniziative presentate il PD vuole promuovere un confronto con tutte le forze politiche progressiste e chiamare alla partecipazione le imprese artigiane, le associazioni di categoria, i cittadini tutti.