Bari, Federalberghi pronta a ricorrere al Tar: il Comitato di indirizzo per la tassa di soggiorno non rispecchia il disciplinare
Il sindaco di Bari ha nominato, con colpevole ritardo, i tre componenti del Comitato di indirizzo relativo all’applicazione della tassa di soggiorno, l’iniquo balzello che i turisti devono pagare senza ricevere alcun servizio come corrispettivo. In rappresentanza delle associazioni di categoria sono state scelte tre persone che nulla hanno a che vedere con la conoscenza, la frequentazione e la gestione del sistema turistico ricettivo della città. Una di loro, imprenditrice del turismo termale, vive fra Trani e Roma e opera a Margherita di Savoia, il secondo svolge attività dirigenziali per la Confcommercio Puglia e vive a Martina Franca, la terza persona, invece, ha ruoli di rappresentanza nella Confesercenti provinciale e vive e opera a Molfetta. Tutti e tre, insomma, non vivono a Bari, ma la frequentano saltuariamente, come i tanti pendolari che, talvolta, sono costretti a pernottarvi usando le strutture ricettive baresi e, quindi, pagando la tassa di soggiorno. Queste nomine non rappresentano in alcun modo le associazioni di categoria del segmento turistico ricettivo di Bari
che ha come principale nucleo operativo le aziende ricettive alberghiere (rappresentate per l’80 per cento da Federalberghi) e quelle dell’extra alberghiero. La Federalberghi farà ricorso al Tar perché il provvedimento del Comune non rispetta il criterio di “rappresentanza” sancito dall’art 14 del Regolamento comunale per l’applicazione dell’imposta di soggiorno.
Nella gestione della tassa di soggiorno, ancora una volta il Sindaco e la sua assessora al ramo dimostrano sciatteria e scarsa attenzione verso il turismo cittadino. In più, come hanno purtroppo confermato le ultime gravi vicende giudiziarie riguardanti aziende ed enti comunali, il Sindaco, o chi per lui, ha riconfermato la sua incredibile leggerezza nel firmare decreti di nomina di sua competenza senza neanche leggere i curricula degli interessati, fidandosi semplicemente dell’ente e/o del gruppo segnalante.
L’iniqua tassa ai turisti fu imposta fin dall’ottobre 2023, anche se il “procedimento non risultasse ancora completato” (come rilevato dal Tar Puglia). Persino l’approvazione del disciplinare del Comitato di indirizzo fu fatta in zona Cesarini. Il Sindaco e l’assessora, però, festeggiarono il primo milione di incassi e l’iscrizione al bilancio comunale di una nuova voce di entrata, anche se, per legge, l’individuazione della destinazione dei proventi dell’imposta deve essere preventiva e non postuma alla raccolta. Dopo sette mesi si è arrivati alla prima riunione di un Comitato con sette componenti, in maggioranza dipendenti del Comune, e con i tre spettanti alle associazioni di categoria completamente estranei alle dinamiche della ricettività turistica barese.
L’assessora al Turismo, quantunque impegnata in campagna elettorale, continua a ignorare cosa voglia dire “politiche del turismo”. Si può registrare, infatti, nella sua produzione assessorile solo un provvedimento, quello della tassa di soggiorno che resta il più iniquo e inopportuno. Cinque anni, insomma, di “faremo un piano di marketing turistico/territoriale”, “faremo un piano strategico del turismo a Bari”, “faremo la lotta all’abusivismo ricettivo”. Di tutto quanto annunciato, nulla è stato possibile reperire tra gli atti del Comune.