5G, il sindaco di Mola sospende installazione
Le motivazioni sono di natura tecnica e burocratica. Prima di concedere le autorizzazioni ai gestori della telefonia di nuova generazione 5G, l’amministrazione comunale dovrà «aggiornare il regolamento comunale per l’insediamento urbanistico e territoriale degli impianti per telefonia mobile e per telecomunicazioni radiotelevisive e minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici», fermo al 2005. Lo assicura il sindaco Giuseppe Colonna all’indomani della sospensione dell’istanza, presentata da un operatore telefonico, per l’installazione di un ripetitore 5G nel centro abitato. Questa tecnologia è l’evoluzione tecnologica della vecchia rete e consentirà trasferimenti dei dati molto più rapidi con i dispositivi attivi rispetto alla velocità attuale. Non solo, la 5G permetterà anche di materializzare quello che è stato definito «internet delle cose», ovvero l’ampliamento del web agli oggetti e ai luoghi fisici. Una vera e propria rivoluzione, quindi, la cui sperimentazione sul campo sta per essere avviata anche a Mola. Nelle scorse settimane, infatti, un gestore ha depositato il progetto di installazione di un ripetitore, che l’amministrazione comunale e l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) della Puglia hanno bloccato. «E’ una sospensione di carattere tecnico – informa il primo cittadino – eseguita di concerto con l’Arpa Puglia, dell’istanza presentata da un operatore. Per procedere si rende infatti necessario adeguare il regolamento comunale che risale al 2005 ed è in gran parte superato da disposizioni normative e giurisprudenziali nonché di carattere tecnologico». L’Ufficio ambiente e l’Ufficio urbanistico del Comune, d’intesa con l’Arpa sono ora impegnati a verificarne lo stato di attuazione e spetterà al consiglio comunale e alla commissione preposta esaminare eventuali aggiornamenti. «Nello specifico – riporta l’amministrazione in una nota – il 5G non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti, per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici. Questo è vero anche in considerazione sia della natura particolarmente restrittiva della normativa italiana, che prevede livelli massimi 6 volte inferiori rispetto alla media europea, sia dei margini di cautela impliciti negli standard internazionali per la protezione dagli effetti termici». La sperimentazione, dunque, può attendere.